Zingaretti si dimette. Cacciari: «Questo è l’epitaffio del Pd, come l’oste che critica il suo vino»
Il filosofo ed ex sindaco critico con la mossa dell'ormai ex segretario. «Ha ragione, ma lui è il responsabile del partito. La battaglia si fa al congresso». «Era successo anche con Renzi. Si spartiscono le spoglie di ciò che è stato»

VENEZIA. «Cosa penso delle dimissioni di Zingaretti? Avrà tutte le ragioni del mondo. Ma questo è l’epitaffio del Pd».
Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, scuote la testa. Le dimissioni del segretario del più importante partito del centrosinistra sono arrivate a sorpresa. Un gesto che nessuno aveva previsto. Zingaretti non lo ha detto nemmeno ai suoi più stretti collaboratori. L’ha annunciato, poi ha staccato il telefono e non ha risposto nemmeno agli amici. «Basta, me ne vado. Il partito pensa solo alle poltrone».
Un epilogo imprevisto per una situazione che vista dal centrosinistra è in continuo peggioramento. Il nuovo governo Draghi ha ridimensionato di molto il primo partito del governo Conte. Sono entrati leghisti e forzisti, si è rinforzato Matteo Renzi con il suo partitino di Italia Viva, è diminuito il numero dei ministri e dei sottosegretari in quota Pd. E negli ultimi giorni è aumentato il «fuoco amico», come lo ha definito il segretario adesso dimissionario.
Attacchi e inviti ad andare subito al congresso dagli ex renziani della maggioranza, e da Stefano Bonaccini, presidente emiliano della Conferenza delle Regioni, tra i candidati in pole position per sfidare il segretario incarica da due anni. Giovedì pomeriggio Zingaretti ha detto “basta”. E ha annunciato le sue dimissioni irrevocabili da segretario.
Cacciari, secondo Lei Zingaretti ha fatto bene?
«Mah... non so se si rendono conto di quello che è successo. È l’epitaffio per questo partito. È come l’oste che esce dalla sua osteria e urla che il vino fa schifo. Ma lui è il segretario di quel partito! Dopo un’uscita del genere, chi dovrebbe votarlo un partito che non piace nemmeno al suo segretario?ù
Nel merito ha ragione o no?
«Ma era già successo con Renzi. Se continui solo a spartirti i resti e le spoglie di quello che c’era e non parli mai di politica, non parli alla gente e continui a nascondere i problemi, è chiaro che finisce così. Ha ragione, ha ragione, nel Pd pensano a occupare i posti. Ma lui è il numero uno, il segretario. Non può andarsene perché si è rotto le scatole, come potrei fare io. Deve fare una battaglia politica all’interno. Deve riformarlo lui questo partito»
Ha detto che il Pd pensa solo alle poltrone...
«Beh, questo si è visto».
Adesso che succede? Anche il Pd svolta al centro? Arriverà un segretario ex Dc?
«Zingaretti si è dimesso in modo clamoroso. Ammesso che le sue dimissioni rientrino ha un solo modo per salvare la faccia: andare a un congresso dove si possa discutere del futuro di questo partito».
Il segretario ha usato parole molto pesanti.
«Ha detto senza mezzi termini che questo Pd è puro governismo, che non si fa politica e che continua al suo interno lo scontro tra i gruppi di interesse. Ma soprattutto ha detto che il Re è Nudo. Adesso ne deve trarre le conseguenze. Il terreno della battaglia si può spostare solo al congresso».
Se il congresso non ci sarà?
«Questo partito sarà condannato. La storia insegna che non si può star fermi a metà del guado. Fai la fine di Occhetto, la riforma va completata non lasciata a metà».
Si dice che Zingaretti potrebbe fare il candidato sindaco a Roma.
«Oddio, è un bravo amministratore, ha esperienza, è romano. Ma non credo che finirà così».
Le dimissioni sono arrivate a sorpresa. Nessuno sapeva nulla della sua decisione.
«Si è dimesso senza dire niente a nessuno, sì. È il chiaro segnale di uno che si è rotto le palle di quel sistema che denunciamo da anni».
Un altro brutto colpo per il Pd, già in difficoltà.
«Bisogna cambiare strada, tornare alla politica. Altrimenti i partiti non conteranno più nulla e governeranno i tecnici. Il governo Draghi è la dimostrazione del fallimento di questo ceto politico. Che in piena crisi parlava soltanto di se stesso. E la colpa è della politica. Che in questi anni non è riuscita a fare le riforme. E da dieci anni abbiamo al governo premier che non sono stati eletti dal popolo. Monti, Renzi, Gentiloni, Conte, adesso Draghi.
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