Lo zio di Giulia Cecchettin sulla rinuncia all’appello per Turetta: «Vergogna»

Lo sfogo di Andrea Camerotto sui social dopo che la Procura di Venezia ha ritenuto di ritirare l’appello per il mancato riconoscimento dell’aggravante della crudeltà a Filippo Turetta. Confermato l’ergastolo all'assassino di Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

“Vergogna”. Lo scrive nove volte, su Facebook, Andrea Camerotto, zio materno di Giulia Cecchettin.

Femminicidio di Giulia Cecchettin, la Procura rinuncia all'appello contro Filippo Turetta
Filippo Turetta in una pausa dell'udienza,Venezia, 26 novembre 2024

Lo scrive per commentare la decisione della procura di Venezia, che ha scelto di non impugnare la sentenza di primo grado, con la quale Filippo Turetta era stato condannato all’ergastolo, per avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, con l’aggravante del legame sentimentale e della premeditazione.

Non degli atti persecutori, né della crudeltà: circostanze il cui riconoscimento era stato chiesto, nell’ambito del processo di primo grado, anche dagli avvocati della famiglia Cecchettin, e su cui la procura aveva deciso di insistere, in appello. Ma poi la lettera con cui Turetta aveva annunciato l’intenzione di rinunciare, a sua volta, all’impugnazione della prima sentenza ha cambiato tutto.

Non per i familiari di Giulia. Che, pur consapevoli del “fine pena mai” comminato davanti alla Corte d’assise, confidavano nel giudizio d’appello, per ottenere una giustizia, a loro dire, piena; con la speranza del riconoscimento delle due aggravanti. 

«Settantacinque coltellate non sono crudeltà e nessuno si prenderà la briga di dichiarare il contrario» sintetizza lo zio, parlando poi di «una giustizia che vuole fare del bene ai carnefici e non alle vittime, e che non rispetta i familiari. Una giustizia che resta macchiata di sangue di 75 coltellate inesperte», il riferimento alla parola utilizzata nelle motivazioni della sentenza, per spiegare la negazione dell’aggravante della crudeltà.

«Da familiare e da cittadino, mi sento tradito e umiliato» dice Camerotto, «Il mostro rimarrà mostro, vestito da bravo ragazzo. Un mostro crudele».

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