Il monito degli industriali: «Alzare l’Irap? No, l’Irpef. Priorità: le infrastrutture»
Le richieste di Boscaini ai candidati. Carron: «Pochi fondi per Zls, Alta velocità da completare».
Riello: «L’Operazione Veneto Sviluppo-Veneto Innovazione deve essere rifatta dall’inizio»

Nel Veneto che è terra di imprese e partite Iva, proprio gli industriali alzano i toni. Richieste e rivendicazioni da campagna elettorale; e, soprattutto, da vigilia di una fase amministrativa del tutto inedita, dopo quindici anni di era Zaia.
L’Alta velocità in arrivo a Padova? «Non si sa nemmeno se sia in fase di progettazione» risponde Paola Carron, a capo di Confindustria Veneto Est.
I cento milioni di euro per la Zls – per tutte e sei le Zls – contenuti nella finanziaria? «Poca cosa, quasi niente» replica ancora. Un possibile ritocco all’insù dell’addizionale Irap, in Veneto? È sempre lei a rispondere: «Prima ci attendiamo che venga introdotta l’Irpef regionale».
Infine, la bordata di Giuseppe Riello, presidente di Confindustria Verona, a proposito della nuova vita di Veneto Sviluppo, con Veneto Innovazione: «Un’operazione, come ce ne sono tante, fatta con l’unico scopo di riempire dei posti. Ma sarebbe tutto da chiudere e rifare dal principio».
Parlano con la libertà di chi sa di essere il volto del Nord-Est, gli industriali veneti. Riuniti il 6 novembre, sotto il simbolo dell’aquila stilizzata, nell’auditorium del museo M9 di Mestre, accanto ai candidati del centrodestra, Alberto Stefani, e del centrosinistra, Giovanni Manildo, alle prossime elezioni regionali.
Una riunione a porte chiuse, prima; le comunicazioni ai giornalisti, poi. E un settore – quello imprenditoriale – che da queste parti detta l’agenda. «Ricordo che il Pil del Veneto è creato soprattutto dalle aziende» è la provocazione di Lorraine Berton, di Confindustria Belluno Dolomiti. Siede al tavolo accanto al suo omologo regionale Raffaele Boscaini, Barbara Beltrame Giacomello (Vicenza), Paola Carron (Veneto Est) e Giuseppe Riello (Verona), reduci da due ore filate di richieste e di promesse con Alberto Stefani e Giovanni Manildo. Al centro, cambiamento climatico, transizione digitale, intelligenza artificiale, crisi demografica, flussi migratori e attrazione di investimenti.
Questioni poste innanzi ai due candidati alla presidenza, a loro volta usciti dall’auditorium carichi di istanze e buoni propositi.
Il primo: «Una Silicon Valley veneta» – il grande sogno di Luca Zaia – «che transiti da una serie di incentivi per i giovani imprenditori, per l’apertura di start-up nelle aree povere di infrastrutture, come il Bellunese e il Polesine» le parole di Stefani. Accanto a un progetto di «edilizia residenziale targetizzata sul mondo dei giovani e a prezzi accessibili». Mentre Manildo propone «un nuovo patto per lo sviluppo del Veneto, che parta dalle infrastrutture, ma che guardi a quali possono essere le capacità di sviluppo».
Le infrastrutture
Queste, dunque, le buone intenzioni della politica. Precedute dal pragmatismo di un’industria che sa esattamente quello di cui ha bisogno, e lo chiede.
A partire dalle infrastrutture. In una regione che ancora rincorre l’Alta Velocità lungo la Brescia-Padova. Che si pone tra i primi obiettivi l’investitura di Cav, come unica holding autostradale del Nord-Est. Che non si rassegna al futuro di “grande incompiuta” per la Valdastico Nord. Che mira a connettere la Pedemontana alla regionale 308. E che sa che il completamento della terza corsia della A4, fino a Trieste, è un progetto non procrastinabile.
In fila, le richieste battenti degli industriali. Accanto alla previsione di una piattaforma logistica intermodale, per il traffico delle merci. «Il completamento del piano regionale dei trasporti sia una priorità» scandisce Boscaini, «Servono collegamenti efficienti tra arterie stradali e autostradali, aree logistiche e distretti industriali».
Parla delle infrastrutture in senso stretto; alle quali affiancare concetti apparentemente impalpabili, ma altrettanto importanti, in un Veneto che vuole essere capitale di innovazione. «Una banda ultra-larga che copra tutti i territori, oltre a investimenti in data center e tecnologie legate all’intelligenza artificiale» scandisce Carron.
Spese per l’energia e crediti
Poi le spese e i crediti. Il costo dell’energia, «qui molto più elevato che altrove». Con una differenza che diventa inevitabilmente penalizzazione per le nostre aziende.
E, dall’altra parte, il credito per lo sviluppo. Una carta fondamentale, soprattutto per le piccole e medie imprese, alle prese con la transizione digitale, energetica e tecnologica. «Occorrono strumenti di sostegno efficaci, capaci di accompagnare le aziende nei processi di innovazione e di adattamento» chiede Boscaini.
Le richieste dei territori
Poi, le richieste dei singoli territori. Come la voce del Bellunese, con Lorraine Berton: «Serve un assessorato alla montagna».
E la promessa, tuttora in bilico, della Zona logistica speciale. «Le Zls hanno dimostrato efficacia nel ridurre la burocrazia, che è un extra costo per le nostre aziende, e attrarre investimenti. Ma è una libertà amministrativa che non dovrebbe rappresentare l’eccezione, bensì la regola» dice Carron.
«E invece – la sua sentenza a proposito delle risorse stanziate per aiutare lo sviluppo tecnologico di Porto Marghera e del Polesine – il finanziamento previsto all’interno della Legge di bilancio è praticamente inesistente». Ma sono risorse che comunque andranno sommate a quelle stanziate nell’ambito della legge regionale per l’attrazione di nuovi investimenti. «A quel punto, sì, lo strumento complessivo potrebbe diventare interessante» ammette.
La burocrazia
La burocrazia, dunque, è una delle prime questioni. Uno dei primi punti dolenti. «Le ventidue reti d’impresa attive nel territorio rappresentano un modello virtuoso di collaborazione e innovazione – ammette Boscaini – sono un buon punto di partenza, ma devono essere razionalizzate in pochi poli strategici di scala regionale o macroregionale. Servono interventi urgenti per semplificare e digitalizzare i processi, perché la burocrazia e i sistemi informatici regionali restano un ostacolo enorme».
Le imposte
E poi le imposte, a partire dall’addizionale Irap, che la giunta Zaia ha deciso di aggiustare per dare respiro alle casse regionali; e l’Irpef, che, al contrario, l’attuale presidente ha sempre tenuto a debita distanza. «Vogliamo sapere per quali fini saranno eventualmente usate le risorse raccolte» chiede Boscaini, «Se come contributo alla finanza nazionale e spese correnti o per investimenti strutturali». Parola alla politica. —
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