Addio Giorgio Bolognesi portiere di paron Rocco

PREGANZIOL. Un altro giocatore di paron Rocco ci ha lasciato. Giorgio Bolognesi, 89 anni, è morto ieri nella clinica Papa Giovanni XXIII a Monastier. Lascia la moglie Fanni Bonaventura, il figlio Dario e diversi nipoti. I funerali si celebreranno martedì alle ore 15.30 nella chiesa di Preganziol.
Trevigiano di adozione, nasce a Torino il 18 luglio del 1925. Dopo la guerra ricominciò a giocare in Serie C nel Piemonte, una squadra mista Torino-Juve. Il 1 settembre del 1946 è acquistato dall'Asti e firma il primo contratto da professionista. Inizia la sua avventura nel Padova il 13 settembre del 1953 in Padova-Monza, vinta per 3-2. Ma la squadra non gioca bene e alla fine del girone di ritorno, è allontanato l'allenatore Rava, sostituito dal paròn Rocco.
«Ci salviamo con difficoltà, finendo al tredicesimo posto», racconta Giorgio Bolognesi a Giancarlo Noviello in una intervista pubblicata sulla Tribuna di Treviso nel dicembre dello scorso anno. Il ricordo più nitido è legato a Padova-Fiorentina giocata nella fossa dei leoni. «Ricordo l'infaticabile lavoro di Guido Gratton, un interno fortissimo. Dicevano che avesse un mantice al posto dei polmoni. Correva per tutti i 90 minuti sempre allo stesso ritmo. Mi fece un gol impossibile, calciando nell'angolo destro. Ricordo il centravanti Virgili, un ragazzone che mi diede la mano a fine partita per complimentarsi. Finì 1-0 per la Fiorentina. Il ritmo era molto più lento, non esisteva il pressing, si lasciava giocare l'avversario e c'erano ruoli diversi, come il difensore centrale agile, che comandava la difesa. Scagnellato, Rosa, Pison e Boscolo erano giocatori molto lenti ma duttili. C'era anche Hamrin. Rocco? Amava i giocatori tosti, di peso, di acceso agonismo. Ricordo sempre quando diceva: te go dito de aggredirlo no de ammazzarlo. Era noto per il suo carattere burbero, severo, e per l'abitudine di esprimersi nella sua parlata triestina, ma era un autentico trascinatore».
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