Buon compleanno calcio Padova! La formazione: un giocatore per decennio

Abbiamo scelto un calciatore biancoscudato ogni dieci anni. E non poteva che venir fuori una formazione fantastica
BARSOTTI..PADOVA-TRIESTINA BARSOTTI.
BARSOTTI..PADOVA-TRIESTINA BARSOTTI.

PADOVA. 110: un numero che ha una potenza evocativa formidabile. 110. Due uno e uno zero. Undici, come i decenni trascorsi da quel 29 gennaio 1910. Undici, il numero del calcio. Allora basta solo cogliere al volo l’occasione e ripercorrere questi undici decenni attraverso undici giocatori simbolo che andranno a comporre il mosaico biancoscudato. Ovviamente sul campo da gioco, ovviamente schierati per ruolo, ovviamente formando quella che non ha la pretesa di essere la formazione più forte di tutti i tempi, ma una formazione rappresentativa dell’intera storia del Padova.

1910. SILVIO APPIANI (Attaccante)



La storia comincia e già si mischia con la leggenda. Non in senso mistico ma puramente eroico. Nato a Vicenza, diplomato al Tito Livio e laureato al Bo in Farmacia, per il Padova fu goleador, capitano e anche allenatore. Il suo score parla di 16 presenze e 18 gol ad appena 20 anni. Oggi varrebbe 90 milioni, all’epoca decise di interrompere la carriera per arruolarsi volontario in fanteria nella Grande Guerra. Morì sul Carso il 21 ottobre 1915, nove anni dopo la città gli intitolerà lo stadio che ancora troneggia dietro Prato della Valle.

1920. GIOVANNI VECCHINA (Attaccante)



Può una società ultracentenaria vantare un capocannoniere “all time” nato quando il leader della sinistra era Giolitti? Diciamo che di bomber come “Nane” non ne passano più da queste parti. 86 gol in 117 presenze con il Padova. Bomber vero, e infatti dopo sei stagioni in biancoscudato si guadagnò la chiamata della Juve con cui vinse tre scudetti.

1930. PIETRO SFORZIN (Difensore)



Maledetta guerra. Ad Appiani ha portato via la vita e sorte peggiore non ci potrebbe essere. A tanti talenti ha strappato anche gli anni più belli della carriera. Come a Pietro Sforzin, di Ceggia, che arriva a Padova alla fine degli anni 30 e si impone come un gran difensore. Lo chiama la Juve, che all’epoca prese il nome di Cisitalia, per far figurare il club come un dopolavoro per operai, così si evitava di essere deportati in Germania. Ma non si evitò lo stop bellico. Il campionato si ferma, Sforzin torna a casa e diventa una bandiera del Padova, secondo per presenze con 295 gettoni.

1940 GASTONE ZANON (Difensore)



Quanto ci manca il vecchio Gastone, che il centenario biancoscudato l’ha festeggiato in formissima, che non voleva mancare all’Euganeo nemmeno quando i 90 si avvicinavano. Padovano purosangue, ha il record di aver centrato due promozioni in Serie A in biancoscudato, l’unica maglia indossata in carriera. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo si dedicò a curare la sua impresa edile che costruì la gradinata dello stadio Appiani.

1950 AURELIO SCAGNELLATO (Difensore)



La vera bandiera. Capitano dei panzer di Rocco, recordman di presenze con la maglia del Padova. Partite giocate 349. Gol realizzati nessuno. Il “Paron” d’altronde era chiaro con i suoi difensori: la linea di centrocampo la dovevano vedere al massimo quando stringevano la mano all’arbitro. Simbolo dell’epoca d’oro, restò a lungo in società come responsabile del vivaio, ds e dirigente. Fino all’ultimo giorno.

1960. HUMBETO ROSA (Centrocampista)

EDEL INTERVISTA ROSA PADOVA Rosa -Argentina 1952 EDEL INTERVISTA ROSA PADOVA
EDEL INTERVISTA ROSA PADOVA Rosa -Argentina 1952 EDEL INTERVISTA ROSA PADOVA


Il simbolo degli anni ’60, epoca di transizione. Epoca che lo vide chiudere una carriera brillante, da faro della squadra capace di mettere paura alla Juventus con Rocco in panchina. Epoca che lo vide legarsi per sempre a Padova anche come allenatore in grado di centrare una finale di Coppa Italia, persa dai biancoscudati contro il Milan. Ma le gesta migliori le ha fatte vedere da calciatore.

1970. EZIO VENDRAME (Centrocampista)



Anni bui per il Padova, anni di piombo per la città. Un decennio vissuto tutto in Serie C, mai successo né prima né dopo. E allora il simbolo non può che essere un giocatore in grado di incarnare lo spirito di quei tempi. Genio e sregolatezza, un talento mai compreso da un calcio che stava diventando milionario. Ma un talento vivo, annoiato, al punto che un giorno decise di scartare tutti i suoi compagni, arrivare fino alla linea di porta fingendo di segnare un autogol. In quell’occasione un tifoso sugli spalti morì d’infarto. "Com’è possibile che un debole di cuore mi viene a vedere?", disse.

1980. EMILIO DA RE (Centrocampista)



Rinascita, caduta e rinascita. È il decennio della passione e dei grandi mediani. Il decennio dei ballottaggi che ha visto esibirsi due storici capitani come De Re e Longhi. Ma è il primo, se non altro per questioni anagrafiche, che incarna lo spirito anni ottanta. Terzo di ogni epoca come presenze, esempio di “forestiero” che si lega a Padova, dove tuttora lavora come promotore finanziario.

1990 GIUSEPPE GALDERISI (Attaccante)

EDEL PADOVANI SEMPRE EDEL PARTITA PADOVANI SEMPRE
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L’anno del centenario fu lanciato un sondaggio: chi è il biancoscudato del secolo? Vinse Nanu, simbolo dell’ultima, grandissima gioia. I suoi gol scandirono i battiti finali dell’Appiani, il suo carisma guidò la squadra a due spareggi consecutivi per abbracciare la Serie A. Il campione che scelse la provincia per rilanciarsi e scrisse la storia.

2000. ANDREA CANO (Portiere)

BARSOTTI..PADOVA-TRIESTINA BARSOTTI.
BARSOTTI..PADOVA-TRIESTINA BARSOTTI.


La caduta è fragorosa, l’ascesa è lenta e faticosa. I giocatori vanno e vengono, in pochi si legano. Quasi nessuno a vita. Uno sì: Andrea Cano, il portiere della promozione di Busto. Sette anni in biancoscudato, sl podio dei portieri più amati e fedeli assieme a Pin e Bonaiuti. Toni dall’alto dei cieli e Adriano da Appiano Gentile capiranno la nostra scelta.

2010 STEPHAN EL SHAARAWY (Attaccante)

Qui i protagonisti sono dietro la scrivania e tra i banchi dei tribunali. C’è un fallimento sportivo di mezzo, c’è una rinascita e ci sono anche cinque presidenti diversi. Ci sono tanti giocatori ma quasi nessun campione. L’ultimo che ha fatto veramente sognare è stato lui, Il Faraone, arrivato a un passo dalla gloria. Ma primo esempio di icona globale che ha legato il suo nome allo scudo. —


 

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