Doping e guerra fredda, Stati Uniti nel mirino

ROMA. Stati Uniti-Russia, la “guerra fredda” del doping si fa dura. A tre settimane dalla fine delle Olimpiadi di Rio dalle quali è stata bandita l'atletica di Mosca con l'accusa del doping di Stato svelato dal rapporto McLaren, a far tremare il Cio e lo sport made in Usa è l'offensiva lanciata dal web proprio agli atleti a stelle e strisce, rei, secondo l'accusa, d'aver fatto uso di sostanze proibite anche se protetti da appositi certificati medici. Attacco agli Usa definito "codardo e spregevole" dall'Usada, l'agenzia antidoping statunitense, che difende gli atleti olimpici americani spiegando che "non hanno fatto nulla di sbagliato e hanno sempre seguito le regole per ottenere il premesso ad usare medicine necessarie".
Uno scacco matto mosso dal gruppo di hacker informatici Fancy Bear's (presumibilmente russi) riusciti a violare il database della Wada, l'agenzia antidoping mondiale, e a far trapelare rivelazioni che coinvolgono atleti statunitensi di primo piano, come le sorelle Serena e Venus Williams nel tennis, la ginnasta Simone Biles (quattro ori e un argento a Rio) e la star del basket Elena Dalle Donne. Intrusione nel sistema anti-doping sulle schede dei singoli atleti confermata dallo stesso Cio, che ammette l'intrusione degli hacker.
Sia le star del tennis che quella della ginnastica sarebbero risultate positive a test prima e durante i Giochi 2016, ma giustificate dal possesso di autorizzazioni terapeutiche (Tue) per curare malattie in corso. Il programma di esenzione Tue (rilasciato dalla federazione internazionale dopo una serie di test medici accurati) permette agli atleti di assumere sostanze dopanti nel momento in cui non esiste alternativa alla cura con farmaci non inseriti nella lista Wada.
Ennesimo scandalo a discredito dello sport internazionale che fa pensare ad una specie di vendetta di Mosca dopo l'esclusione della Russia da Rio. E secondo i pirati informatici i documenti rivelerebbero come altri campioni Usa avrebbero assunto sostanze vietate negli ultimi anni, ma presentando la ricetta medica che indicava un "uso terapeutico" del farmaco, e quindi garantiva l'esenzione.
E ammesso che ci sia di mezzo il dolo per migliorare le prestazioni sportive, l'effetto di queste sostanze sarebbe simile alle anfetamine: danno benessere, si sente meno la fatica, ti fanno sentire un leone.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova