Il medico del Citta «I tamponi rapidi sono l’unico modo per andare avanti»

Il dottor Candido e le false positività per due calciatori «Il margine di errore esiste. Serve il laboratorio unico» 

Diego Zilio / CITTADELLA

Nel calcio ai tempi del Covid il medico sociale riveste un ruolo ancora più delicato. Lo sa bene Ilario Candido, che da anni ricopre il ruolo al Cittadella. In queste settimane è stato costretto per la prima volta a fare i conti col virus, che ha colpito un paio di suoi uomini, il terzo portiere Plechero e l’attaccante Grillo, oltre che un componente dello staff.

Dottore, qual è la loro situazione e quando potremo rivederli in gruppo?

«Essendosi entrambi negativizzati e avendo superato tutti i test previsti dal protocollo, hanno ripreso gli allenamenti. È chiaro che, dopo due settimane abbondanti trascorse in isolamento, hanno bisogno di recuperare il tono muscolare, per cui per alcuni giorni proseguiranno svolgendo un lavoro differenziato, specifico per loro, prima di poter tornare ad allenarsi assieme ai compagni».

Oltre ai loro casi ci sono state le false positività riscontrate per il tecnico Venturato e per i giocatori Donnarumma e Ghiringhelli. Come è possibile che succeda qualcosa del genere?

«Accade perché i tamponi, per quanto siano altamente sensibili, non sono oro colato. Intendo dire che il margine di errore c’è sempre, ed è quello che ha portato a riscontrare le positività di persone che poi a tutti i successivi controlli sono risultate negative, a differenza di quanto è successo con Grillo e Plechero».

Il tutto ha comportato disagi notevoli, se pensiamo che Donnarumma e Ghiringhelli hanno saltato partite che a tutti gli effetti avrebbero potuto giocare.

«E ha aumentato l’ansia in tutto il gruppo squadra, oltre che… nel medico sociale che deve gestire la situazione allertando il Dipartimento di prevenzione dell’Asl e poi predisponendo la quarantena e i cicli di tamponi obbligatori. D’altra parte, questo è l’unico modo per poter andare avanti. E lo dico avendo ben presente quanto sia pesante la situazione generale al di fuori del calcio: lo vedo tutti i giorni, essendo io anche medico di base, a Marostica».

La Serie A va verso l’adozione di un laboratorio unico per la centralizzazione dei tamponi, con l’istituzione di un’Authority di riferimento attiva h24 nella Lega. Lei come la vede?

«Sono assolutamente d’accordo. Dirò di più, nel corso delle periodiche riunioni in videoconferenza che facciamo con i medici sociali degli altri club sono stato fra i promotori dell’iniziativa: arrivare a una struttura centralizzata consentirebbe di sottoporre tutti alla stessa tipologia di tamponi. Non entro nel merito di quanto accaduto per Monza e Lazio, ma è chiaro che se ci fosse una struttura unica certi incidenti non sarebbero capitati».

Per ora, però, solo la Serie A pare voler compiere questo passo. Anche la B può arrivarci?

«Ne stiamo discutendo. Tenete conto che i costi sono e rimarrebbero alti, ma non cambierebbe nulla per i club, anzi, ci sarebbe la possibilità di usufruire di convenzioni ad hoc, puntando sull’economia di scala». —

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