Marchetti al Chievo (con Venturato?) Zamuner al Cittadella. E al Padova...

PADOVA. Disegniamo subito il possibile (insistiamo possibile, non ancora probabile) scenario tecnico a campionato concluso sia in casa del Cittadella (Serie B) che in quella del Padova (Lega Pro): Stefano Marchetti, attuale direttore generale granata, lascerebbe il suo posto, dopo una vita trascorsa nel club dei Gabrielli, per approdare alla tanto sospirata Serie A e accasarsi al Chievo, dove patron Luca Campedelli lo vuole a tutti i costi, dopo aver chiuso, non certamente nel migliore dei modi, il rapporto con l’ex diesse Luca Nember; il ruolo di Marchetti, sotto le Mura, verrebbe ricoperto da Giorgio Zamuner, che quest’anno ha lavorato, con profitto, per il Biancoscudo, costruendo la squadra per Brevi e difendendo poi a spada tratta l’allenatore milanese quando era sull’orlo dell’esonero.
Il nome del d.g. veneziano - questo è certo - è l’unico che proprio Marchetti ha fatto ad Andrea Gabrielli come suo successore. I due sono molto amici e, se l’ipotesi si concretizzasse, potrebbe davvero svilupparsi un asse preferenziale tra Verona e Cittadella, considerato che già ora i rapporti sono più che buoni.
E il Padova, senza il suo “direttore”? Ne dovrebbe cercare un altro, ma qui si apre una partita delicata, perché in queste settimane - non confermati, ma neppure smentiti - ci sarebbero stati incontri e sarebbero in corso colloqui fra il numero uno Giuseppe Bergamin e un imprenditore del territorio, corteggiato addirittura dall’inverno scorso, interessato ad entrare nella Spa biancoscudata, ma ad una precisa condizione: rilevarne il 51% delle quote, diventando così l’azionista di maggioranza. Nessun altro ruolo, neanche minoritario.
I conti pesano troppo. È una situazione fluida, eppure, nonostante il riserbo che circonda soprattutto i contatti fra Bergamin e il suo interlocutore, in viale Nereo Rocco l’attesa cresce di giorno in giorno. La compagine degli azionisti è nota: Bergamin ha il 42% di quote (avendo assorbito anche quelle di Tosetto), Bonetto (insieme al socio in affari Beccaro) il 32%, Poliero il 12%, Salot l’8% e l’ultimo nome cooptato nel Cda, quello di Filippo Pancolini, direttore generale della Cib Unigas di Campodarsego, il 5%. Non è un mistero che l’investimento finanziario di quest’anno sia stato consistente - l’intera gestione della società si aggirerebbe attorno ai 5 milioni di euro - e che, per tener fede all’impegno di provare a riportare il Padova tra i cadetti in un triennio dalla (ri)fondazione, i due soci storici si siano fatti carico di ricapitalizzazioni importanti (si vocifera di 1 milione e mezzo di euro a testa, soldi tirati fuori dalle proprie tasche da quando è iniziata l’avventura in Serie D ad oggi), per cui, se non dovesse giungere la promozione in B ai playoff, s’imporrebbero ragionamenti giustificati su come e con quali risorse poi proseguire nell’avventura calcistica. È evidente, perciò, che il presidente cerchi di sgravarsi di un peso eccessivo. Per un patto preciso stipulato a suo tempo con Bonetto, tuttavia, prima di cedere parte delle quote o l’intero pacchetto in suo possesso deve parlare proprio con il socio storico (e il discorso, ovviamente, a parti invertite vale anche per quest’ultimo), il quale può o meno esercitare un diritto di prelazione.
Ecco perché, dietro le quinte, le grandi manovre sono in corso da un pezzo e potrebbero sfociare in un clamoroso epilogo ai primi di maggio: Bergamin azionista di minoranza o addirittura fuori del tutto dal Padova e Bonetto costretto a trattare con il nuovo personaggio per capire le sue intenzioni e soprattutto discutere con lui la definizione di programmi e strategie. Perché una cosa sembra chiara, al 19 aprile: l’a.d. e il vice-presidente, padre e figlio, non hanno alcuna intenzione di farsi da parte.
Gli allenatori in lizza. Tornando al Cittadella e, di riflesso, al Padova, c’è da dire che, se sembra fondata la sensazione del “giro” di direttori descritto all’inizio, la cosa potrebbe determinare un altro... terremoto di panchine venete. Questo è notoriamente il periodo dell’anno in cui si cominciano a stendere i piani per la stagione successiva e da tempo, ad esempio, la Fiorentina ha deciso di non rinnovare il contratto a Paulo Sousa. Pantaleo Corvino, direttore generale dell’area tecnica viola, avrebbe individuato un poker di nomi per la sostituzione del portoghese: ai vari Giampaolo, Oddo e Di Francesco si sarebbe aggiunto quello di Rolando Maran, che già l’estate scorsa era sembrato sul punto di separarsi dai clivensi per approdare all’Atalanta, orientatasi poi su Gasperini. Il mister trentino è molto legato a Marchetti, e ne ha perorato la causa presso Campedelli, ma è chiaro che le “sirene” di un grande club come quello dei Della Valle lo indurrebbero a lasciare Verona per puntare su Firenze. Nel qual caso la guida tecnica del Chievo rimarrebbe scoperta: e allora quale miglior soluzione di quella già sposata a Cittadella da parte di Marchetti, che ha tolto Roberto Venturato dalla naftalina, rilanciandolo alla grande alla testa di Iori & C., con i quali ha conquistato la promozione in Serie B dopo una sola annata di Lega Pro e sta ora spingendoli verso i playoff (sempre che si disputino, perché sono a rischio) per il salto in Serie A? Se così fosse, chi si siederebbe sulla panchina granata? Se Zamuner dovesse accasarsi al Cittadella, con ogni probabilità sarebbe Bruno Tedino, l’allenatore del Pordenone terzo in classifica nel girone B, il più accreditato a seguirlo alla corte di Gabrielli. Quel Tedino che, pur legato ai friulani da un contratto in scadenza nel 2019, non sarebbe più convinto a restare con i ramarri per le eccessive ingerenze nell’area tecnica da parte del presidente Lovisa.
E in Biancoscudo? La “girandola” di movimenti appena descritta lascerebbe con il cerino in mano la proprietà del Padova, ma senza che nessuno si stracci le vesti. Intanto perché bisognerebbe capire chi avrebbe i numeri (intesi come peso societario) per comandare - ad esempio, che cosa farebbero i vari Poliero, Salot e Pancolini, cederebbero anch’essi le proprie azioni? - poi perché il lotto dei pretendenti al ruolo di d.g. sarebbe comunque folto. Più che a cavalli di ritorno - è circolato il nome di Ivone De Franceschi, oggi all’Inter come responsabile scouting delle annate ’98-99 nerazzurre - si potrebbe pensare a qualche emergente, com’è stato il caso di Zamuner. L’allenatore sarebbe di conseguenza una sua scelta. Giovane o esperto? Vedremo, ma quel che è certo è che si annunciano due mesi molto intensi alle nostre latitudini.
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