Piccole donne crescono in pedana la favola bella delle sorelle Fusetti

Benedetta, Carlotta, Diletta e Vittoria: i quattro talenti padovani della sciabola. Mamma Giulia e papà Federico sono i loro primi tifosi  

PADOVA

«A un certo punto, durante i mesi di lockdown, era pure capitato che si costruissero nel giardino di casa una specie di pedana, usando dello scotch colorato per delimitare le varie zone. E succedeva anche che litigassero sulle stoccate e che poi rientrassero arrabbiate, discutendo su chi doveva vincere».

No, non sono quattro giovani che giocano ai moschettieri, quelli di cui stiamo parlando, ma quattro ragazze che volevano tenersi in allenamento continuando a tirare di scherma anche quando le palestre erano chiuse. A raccontarlo è papà Federico, che di cognome fa Fusetti, giornalista molto conosciuto a Padova, cronista di Sky per le partite di rugby internazionale e responsabile tecnico del settore giovanile per la palla ovale targata Petrarca. La particolarità che rende unico il racconto è il fatto che sta parlando delle sue quattro figlie: Benedetta, 18 anni, Carlotta, 16, Diletta e Vittoria, gemelle che ne compiranno 12 a gennaio. Tutte sono talenti della sciabola. Talenti veri. Benedetta e Carlotta, in questi giorni, sono in raduno con la nazionale under 20 a Cascia, in Umbria, e terminato questo collegiale si aggregheranno a quello della squadra assoluta a Roma. E sempre Benedetta, nel 2019 medaglia di bronzo ai Mondiali Cadette di Torun, in Polonia, ha da poco festeggiato l’approdo al gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, con cui potrà dare una svolta alla sua carriera agonistica.

GALEOTTA FU LONDRA

Ma come nasce questa passione multipla per la scherma? «Effettivamente non c’è alcun collegamento con noi genitori, perché io, appunto, vengo dal rugby e mia moglie Giulia ha giocato a pallavolo. Ma tutto parte dai Giochi Olimpici di Londra 2012: ricordo Benedetta, che aveva 10 anni, entusiasta davanti alla tivù. Ci disse che le sarebbe piaciuto provare, così l’abbiamo portata al Petrarca, che non era molto lontano da dove vivevamo all’epoca, a Voltabarozzo, e che è ancora più comodo oggi, visto che abitiamo alla Guizza. Neanche tre mesi dopo il suo tecnico ci disse che era pronta per le prime gare. A noi genitori sembrava presto, e invece sono subito arrivati i risultati. E le sorelle l’hanno seguita».

SCONTRI IN FAMIGLIA

«Una delle emozioni più incredibili che ho vissuto è legata alla doppia vittoria ai Campionati Italiani di Riccione del 2015, quando Benedetta si è imposta fra le Cadette e Carlotta nella categoria Bambine. Assieme a Giulia giravamo da una parte all’altra degli impianti per seguire i loro assalti. Non ci aspettavamo quella doppia gioia: ci hanno detto che probabilmente era la prima volta in assoluto che capitava che due sorelle conquistassero il titolo nello stesso giorno» Capita anche che si scontrino in gara fra loro. «Ai Campionati Italiani under 17 del 2019, a Lecce, si sono ritrovate in finale per l’oro. C’era grande tensione: hanno dato tutto e ha vinto la più grande, di una stoccata, 15-14, ma la cosa più bella è che alla fine si sono abbracciate. Pure le due più piccole, Diletta e Vittoria, che tirano di scherma da quando avevano sei anni e mezzo, hanno iniziato a sfidarsi, ma hanno avuto meno occasioni: in questo 2020, a causa del Covid, hanno potuto gareggiare solo a inizio anno, salendo sul podio nella tappa di Lucca del circuito nazionale».

L’IMPEGNO

Chiaro che per la famiglia è un impegno non da poco. «Diciamo che tra scarpe, maschera e trasferte le spese ci sono. Più che altro perché occorre moltiplicare ogni cosa per quattro, anche se per fortuna si dedicano tutte alla sciabola, quindi possiamo contare su una sorta di “economia di scala” per le spese delle attrezzature, che riescono a passarsi. Poi c’è la questione del tempo che serve ad accompagnarle in giro, tanto più che Diletta e Vittoria si allenano all’Antoniana Scherma di Mauro Numa a Campodarsego, per cui ci alterniamo con gli altri genitori per gli spostamenti», spiega papà Federico. E per le trasferte? «A seguire le gare va più spesso mia moglie. Io magari mi prenoto qualche giorno di ferie per accompagnarle nei posti più lontani e infatti lei mi prende in giro, perché deve sorbirsi ore di auto mentre io le seguo nelle trasferte più divertenti, in aereo, pure all’estero».

«MENO TIFO, PAPÀ!».

Ma un papà rugbista come vive uno sport così diverso dal suo? «Le mie conoscenze sono limitate. Sono ancora fra quelli che hanno bisogno delle luci per capire a chi è stato assegnato il punto. Ma è una mia precisa scelta: non voglio saperne troppo per non finire come quei genitori che mettono il becco sull’attività dei figli. Le uniche indicazioni che do loro sono: cercate di divertivi e ascoltate sempre i giudici di gara. Però quando sono tra il pubblico mi lascio andare. Sapete com’è, sono abituato alle partite e allora ogni tanto urlo incitamenti come “Forza Benny, dai!”. E così è capitato che lei stessa mi prendesse da parte per dirmi: “Papà, mi fai fare brutta figura così”. E poi lo confesso, ero un po’ prevenuto verso gli sport individuali, e invece proprio grazie alle mie figlie ho capito come richiedano una determinazione maggiore rispetto a quelli di squadra». Tutte e quattro vanno bene a scuola, la più grande nel 2021 conseguirà la maturità al Cornaro, frequentato anche da Carlotta. «Sì siamo fortunati, ma pure da questo punto di vista credo che fare sport sia utile. Aiuta ad aprirsi e a crescere». —



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