«Totalmente dipendenti» E quei cappelli di paglia...

CITTADELLA. Arrivano in trattore, con il cappello di paglia in testa. Come a dire: ricordate il derby con il Padova e quando ci prendevano in giro chiamandoci "cugini di campagna? Eccoci qui, adesso a gioire siamo noi. È iniziata così la festa promozione del Cittadella, con Iori e compagni sulla scalinata del duomo a cantare i cori dei tifosi, dal lato opposto al palco montato in piazza Pierobon. Il centro, animato da oltre duemila persone, ha iniziato a popolarsi dalle cinque e mezza, ma i protagonisti si sono fatti attendere, mentre un fumogeno granata sulla torre di Porta Treviso annunciava alla città che la festa stava per iniziare. In sottofondo, a riempire l'attesa, le note della banda "Ciro Bianchi" con le majorettes che sfilano. Appesa al municipio, la gigantografia di Angelo Gabrielli, più che il fondatore, un padre per molti dei presenti.
Prende la parola suo figlio Andrea: «È stato un anno difficile, ma ripagato da questa enorme soddisfazione. Un pensiero particolare, in questo momento va a Lino Pierobon, il nostro team manager, mancato a inizio anno. E ringrazio soprattutto Stefano Marchetti, il vero artefice di questo risultato, e questo gruppo meraviglioso, come non si vedeva da anni. E ora ci aspetta una Serie B da protagonisti!».
Tocca poi al vicepresidente Giancarlo Pavin impugnare il microfono e ricordare i 50 anni trascorsi nella società: «43 al fianco di Angelo e Piergiorgio, e 7 con al vertice Andrea: questa promozione è loro». E poi ecco Marchetti: «Ma io ho solo due parole da dire: Serie B!», urla come un vero ultrà. E Bobo Venturato non è da meno, per entusiasmo: «Iori, Pascali, mi sentite?», grida richiamando l'attenzione dei suoi, dall'altra parte della piazza, «Oggi la cosa più importante è ringraziare voi». È, in fondo, quello che aveva dichiarato subito dopo il match vinto sulla Cremonese: «Avrei voluto vincere, devo però riconoscere ai ragazzi di avere carattere e non aver mai mollato, dobbiamo essere contenti di ciò che abbiamo fatto in questi nove mesi nonostante questo pari».
Quindi tocca ai giocatori godersi il loro momento di gloria. Il primo a essere chiamato sul palco è Enrico Alfonso, il “capopolo”, lo acclamano i due speaker Stefano Albertin e Pierluigi Basso, ricordando come arringava i tifosi appollaiato sulla traversa della porta del Tombolato dopo il successo sul Pordenone. E via via gli altri, in rigoroso ordine alfabetico, Amato, Benedetti, Bizzotto..., con i vari soprannomi, da "Terminator" Litteri a "tarantola" Minesso, mentre il popolo granata scandisce i cognomi. E si va avanti, con i cori, intonati a squarciagola dal palco e dai tifosi, con il vero inno della promozione: "Totalmente dipendente / non so stare senza te / ho il granata nelle vene / tifo il Citta olé".
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