A Bassano i funerali di Andrea Bizzotto: la moglie e la figlia vestite da spose

In centinaia nella chiesa di Sant’Eusebio per l'addio al giovane padre stroncato dal sarcoma a 34 anni

CITTADELLA. Una nuova e struggente carezza regalata dalla meraviglia che ha saputo essere Andrea Bizzotto. Sabato mattina in centinaia si sono riuniti dentro e fuori la chiesa di Sant’Eusebio a Bassano del Grappa per l’ultima salita, la più difficile, con il cancer fighter scomparso il primo marzo a Witten, in Germania, dopo aver lottato contro un sarcoma sinoviale, dopo essersi ribellato al cancro attraverso il libro “Storia di un maldestro in bicicletta”.

Dal suo letto d’ospedale Andrea aveva pensato a tutto, con il suo gusto per i dettagli, con la sua verve poetica: Sant’Eusebio è una pieve su una collina, le montagne intorno, il verde e le pietre. Un contesto semplice e bello, con la figlia, Giulia Grace, due anni, che corre nella chiesa per tutto il tempo che precede la cerimonia, indossando un vestito bianco, da sposa. A rincorrerla c’è il fratello Fynn e la piccola indica continuamente le foto di papà affisse davanti all’altare, le bacia.

Indica la foto e lo chiama, lo chiama ancora: «Papà, papà». Arriva allora Maria Brandt, la moglie, la mamma: è vestita anche lei da sposa, un abito bianco, lungo, ricamato. La musica scandisce il ricordo degli amici, viene proiettato il video della dolcissima melodia che Andrea ha dedicato a Giulia, “From my star”.

E poi alcune delle canzoni che ha amato, l’interprete è una giovane con la quale l’ingegnere, cuoco e creatore di gelati in Germania, scrittore e musicista, aveva suonato in gioventù, negli anni di Jack Frusciante. Quando parla Maria il tempo si ferma e si trattiene il fiato: «Quando incontri l’amore, e poi lo perdi, ti chiedi se sia giusto, ed io sono furiosa. Sono qui, vestita da sposa, in un paese straniero, che sto facendo? Ma un’amica mi ha spiegato che c’è chi non lo incontra mai nella vita quell’amore».

La scelta di scrivere il libro: «Andrea ha avuto coraggio, non si è preoccupato del giudizio degli altri, si è buttato, lo ha fatto per amore». E così, ispirandosi all’immortale Goethe, Maria ha voluto lanciare un appello perché l’amore «venga prima dell’egoismo, dell’io, perché se dovete scrivere un messaggio, fatelo; se dovete dare un abbraccio, datelo; amate fino in fondo, senza risparmio, senza rimpianti».

Tutta la cerimonia era stata pensata da Andrea, che alla fine ha voluto che amiche e amici cantassero insieme «My way» di Frank Sinatra. Perché tra gioie ed errori, tra successi e rimpianti, alla fine è bello poter dire di aver vissuto «a modo mio». Restano gli ultimi baci, gli abbracci, e le lacrime scendono insieme alla consapevolezza di un’esperienza che segna nel profondo. La bici corre, come dice l’amica e curatrice del libro Rebecca Frasson, e forse è spinta da una stella. Andrea avrebbe compiuto domani 34 anni. Consola pensare si sia inventato qualcosa che forse non ha tempo.

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