Spritz a prezzo fisso nei bar padovani: «Così vuole la tradizione»
Viaggio nella pubblicità dietro all’aperitivo padovano lanciato nel 1919 dai Fratelli Barbieri. Rossettini, autrice dello studio: «Poster, caroselli e spot al passo con la moda del tempo»

Dal rigore geometrico dei manifesti firmati dal pubblicitario Erberto Cerboni alla lezione futurista di Fortunato Depero che emerge nelle campagne pubblicitarie degli anni ’30. Arrivando al carosello in tivù di Tino Buzzalli («Ah, Aperol!») per sconfinare sui social network, in epoca recente, e come partner di eventi di risonanza globale.
Quanto a storytelling, il fiume arancio dell’aperitivo padovano nato nel 1919 in casa dei fratelli Barbieri, Silvio e Luigi, ha sempre rincorso i tempi.
Oggi, però, dopo che il marchio è stato acquisito dal gruppo Campari di Milano nel 2003, proprio i baristi di Padova sono in rotta con i nuovi produttori.
A causa rincari questi vorrebbero alzare il prezzo dello spritz, che gli esercenti patavini, in tutta risposta, hanno fissato a 4 euro per il 2025. Un’azione, questa, che vuole mantenere la tradizione alla portata di tutte le tasche, e sottoscritta da Claudia Barbieri. Moglie di Giuseppe, tra gli eredi della famiglia che nel fascino carismatico di quel intrigante miscela di china, rabarbaro e genziana, esportò il nome di Padova nel mondo.
«Non solo approvo e condivido la scelta, ma trovo significativo che il movimento sia partito da qui, nel solco della storia, dove tutto è cominciato negli anni Venti del secolo scorso», chiarisce la signora Barbieri. Ieri si trovava a Palazzo Santo Stefano per la lectio magistralis “Aperol e l’arte pubblicitaria” della graphic designer padovana, Cecilia Rossettini, nell’ambito di “Padova da gustare”, la mostra che fino a oggi espone la collezione privata di oggetti legati all’industria alimentare padovana dell’architetto Simone Marzari e di sua moglie Daniela De Gaspari.
La giovane Rossettini, residente a Noventa Padovana, ha infatti analizzato nella sua tesi di master in Comunicazione Visiva e Art Direction l’evoluzione dell’Aperol dal punto di vista della comunicazione. Partendo dai manifesti di grandi autori, scartabellando gli annunci pubblicitari editi sulle riviste e giornali dagli anni ’20 agli anni ’80 del Novecento, accompagnati dai più stravaganti messaggi e claim, fino ad arrivare ai caroselli e agli spot televisivi.
«Il filo rosso è sempre stato l’arancione», scherza Rossettini, ricordando il debutto del prodotto ufficiale alla prima edizione della “Fiera dei Campioni” di Padova, nel 1919 (il manifesto d’esordio risale al 1924, ndr). Tracce della città del Santo spuntano in quello disegnato nel 1931 per Aperol da Carlo Pandolfi, detto Piquillo.
«Si vede un omino ottocentesco che beve l’aperitivo in un bar senza porte che verosimilmente è il Caffè Pedrocchi», nota Rossettini. Ricorda anche come, fino al 2010, anno dello spot “Spritz Life”, si parlasse di aperitivo. «Ha suggerito il nome Silvio Barbieri, rotnato da Parigi, e mutuandolo dalla traduzione in italiano del francese “apéritif”», spiega, «La ricetta, invece, è nata quasi per caso: il bisnonno Giuseppe, avendo preso e presto sciolto gli ordini all’Abbazia di Praglia, sui Colli Euganei, una volta lasciata la vita monastica passò quasi per dispetto le ricette dei distillati preparati dai monaci al figlio». Il resto è storia.
«Simbolo della nostra identità e creatività», chiosa Vincenzo Gottardo, consigliere delegato alla cultura della Provincia di Padova, «Aperol ha fatto conoscere il nome della nostra città ben oltre i confini nazionali».
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