A bocca aperta davanti a Nerka nella magia del Museo Atestino

ESTE
«È veramente lodevole che esistano aziende, come il mattino di Padova, che per celebrare un importante anniversario decidono di pensare alla cultura. Lavorano per aprire i luoghi della cultura, portando qui la gente, come sa fare solo chi conosce il territorio in cui lavora da decenni». Con questo saluto Federica Gonzato, direttrice del Museo Nazionale Atestino, ha accolto ieri pomeriggio i visitatori arrivati a Este da tutta la provincia grazie alle iniziative pensate per la community Noi Mattino e legate in particolare ai 40 anni di vita del nostro quotidiano. Accompagnati dalla stessa direttrice e dal funzionario restauratore Stefano Buson, i visitatori hanno potuto conoscere le testimonianze più importanti e suggestive della storia e della cultura dei Veneti antichi, in quello che è considerato il museo più importante per l’epoca di riferimento.
La dottoressa Gonzato ha illustrato con orgoglio i resti delle prime presenze negli Euganei che risalgono al Paleolitico, in particolare grazie al sito – protetto dall’Unesco dal 2011 – del Laghetto della Costa di Arquà Petrarca, dove nel 1800 a.C. aveva dimora un importante insediamento di palafitte.
Dal mondo dei vivi a quello dei morti, ecco invece due tra i simboli del Museo Nazionale Atestino: l’anatra giocattolo della cosiddetta Tomba numero 2 del Fondo Pelà, e soprattutto la Situla Benvenuti, vaso in bronzo che custodì i resti di una bimba di 3 anni, figlia di un ricco principe. E ancora, la visita ha fatto conoscere le tavolette provenienti dal santuario di Reitia, fondamentali per comprendere i fondamenti della scrittura venetica, così come un pezzo unico al mondo come la meridiana solare ritrovata nella tomba di un medico, la più antica oggi custodita, richiesta nei musei di tutto il pianeta.
Protagonista del pomeriggio di scoperte è stata ovviamente la tomba di Nerka, raccontata da Buson che nel 1984 la scoprì in via Santo Stefano: è del III secolo a. C. e appartiene a una ricca etrusca. Il corredo funebre riproduce l’interno di una ricca casa signorile ed è il ritrovamento più prezioso dell’intero Museo di Este. —
N. C.
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