A Medicina il primo corso sulla salute di chi è trans

il progetto
Anche in ambito sanitario, Padova è sempre più un punto di riferimento per le persone transgender. Non sono molti in Italia i centri e i professionisti adeguatamente formati per rispondere alle necessità delle persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato loro alla nascita, che scelgono di sottoporsi a una terapia ormonale sostitutiva: il gruppo di ricerca guidato dal professor Andrea Garolla, endocrinologo all’Azienda ospedaliera di Padova e docente del Bo, sta cercando di fare molto più di questo.
punto riferimento medico
«Stiamo cercando di creare un riferimento medico globale per la salute delle persone transgender – dice Garolla – coinvolgendo tutte le figure che possono rispondere alle necessità di questi pazienti, dall’endocrinologia, all’urologia, la ginecologia ed eventualmente la chirurgia plastica. Cerchiamo di dare una risposta armonica a persone che spesso non hanno punti di riferimento». La ricerca del professor Garolla si è concentrata sulla salute dell’osso, un aspetto generalmente poco considerato nell’ambito di una terapia ormonale: «I centri specializzati in Italia sono pochi, e spesso i pazienti transgender devono rivolgersi a endocrinologi “di base” che non hanno molta esperienza con le specificità del caso – spiega il professore – Questo comporta che spesso si preoccupino esclusivamente della terapia ormonale, senza monitorare le sue ripercussioni. La nostra équipe ha studiato in particolare i rischi legati a una maggiore fragilità ossea che spesso riscontriamo in questi pazienti, che riusciamo poi a compensare con dei farmaci durante il monitoraggio della terapia. A oggi sappiamo che l’assunzione di androgeni o estrogeni può causare uno squilibrio che predispone a osteopenia e osteoporosi; quello che ancora non riusciamo a spiegarci è il fatto che alcuni di questi pazienti presentano un’importante fragilità ossea già prima dell’inizio della terapia ormonale. E parliamo in gran parte di persone con meno di 30 anni».
pochi centri in italia
In ogni caso, oltre all’osso sono diversi gli aspetti clinici a cui prestare attenzione: «Funzioni renali ed epatiche, metabolismo dei glucidi, sono tutti aspetti che vengono influenzati dagli ormoni. Altro aspetto da monitorare è la presenza di situazioni pre-cancerose a livello di prostata, collo dell’utero e mammella, che possono essere aggravate da una terapia ormonale. Queste misure dovrebbero essere di routine, ed effettivamente ci sono delle linee guida internazionali», aggiunge Garolla. «Il problema è che i centri di riferimento in Italia sono pochi, e molte persone preferiscono non aspettare tempi troppo lunghi».
primo corso in università
Grazie a questo sforzo interdisciplinare Garolla ha potuto creare per la prima volta, lo scorso semestre, all’interno del corso di laurea in Medicina, un insegnamento specifico sulla salute delle persone transgender. «Era un corso opzionale, ed ero un po’ timoroso – racconta – ma è stato un grande successo: il corso ha avuto l’adesione di oltre 60 studenti, tutti molto interessati, tanto che in molti hanno voluto approfondire autonomamente i temi trattati. Per dare una dimensione multidisciplinare al corso ho chiesto l’intervento anche di un chirurgo e di una psicologa: un contributo importante per trasmettere competenze specifiche tanto importanti, per la salute dei pazienti transgender, quanto quelle endocrinologiche». —
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