A Michele Sambin e al Tam il premio speciale Ubu 2014

Ci sono anche Michele Sambin e il Tam fra i vincitori di quest’anno del premio “Ubu”, i più prestigioso tra i premi teatrali italiani, consegnato ieri sul palcoscenico del “Piccolo” di Milano, in...
Di Nicolò Menniti-ippolito

Ci sono anche Michele Sambin e il Tam fra i vincitori di quest’anno del premio “Ubu”, i più prestigioso tra i premi teatrali italiani, consegnato ieri sul palcoscenico del “Piccolo” di Milano, in quella che è l’abituale cerimonia di chiusura dell’anno teatrale italiano. A trionfare come spettacolo è stato “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante, miglior spettacolo e miglior regia, battendo Luca Ronconi e il “Frost/Nixon” del Teatro dell’Elfo che si è accontentato del premio per la migliore novità straniera. Miglior attore Roberto Latini per il discusso “Arlecchino servitore dei due padroni” di Antonio Latella. I premi speciali alla carriera sono invece andati alla storica compagnia di marionette della famiglia Colla e a Michele Sambin e al Tam, “per l'attività di ricerca fra esperienze di interazione sociale e interazione artistica reciprocamente intersecate”.

Nella motivazione sono dunque messe in rilievo le due caratteristiche centrali del gruppo padovano: da un lato la capacità di far interagire musica, immagine, parola non come linguaggi artistici sovrapposti ma come unico linguaggio originale; dall’altra il lavoro sociale, svolto da molti anni assieme ai detenuti del carcere “Due Palazzi”.

«Mi piace» dice Michele Sambin «che non sia un premio alla regia, allo spettacolo, all'attore, ma il riconoscimento per un percorso creativo e mi piace anche non sia a me soltanto ma a me e al Tam perché senza Pierangela Allegro e tutti gli altri non avrei fatto tutto quello che abbiamo fatto insieme».

Vero infatti che il gruppo è nato nel 1980 partendo dalle esperienze di Sambin, uno dei primi artisti in Italia a sfruttare le possibilità offerte dalla video arte, ma dall’altra parte Pierangela Allegro e Laurent Dupont hanno contribuito con la loro vocazione più strettamente teatrale a creare uno dei gruppi più innovativi della scena italiana.

«Quando ero all’Accademia»racconta Sambin «non sapevo scegliere tra la musica e la pittura. Di più: mi sembrava che fossero lo stesso linguaggio, che aspetto visivo e sonoro fossero fusi dentro di me. Non è stata una scelta teorica ma una caratteristica che ho provato a portare prima nelle performance, poi nella video arte infine nel teatro». Un percorso appena ricostruito da un libro, “Michele Sambin. Performance tra musica, pittura e video”, che racconta attraverso testi e immagini proprio la coerenza di un progetto che è stato portato avanti senza compromessi: «In realtà, quando mi è stata offerta la possibilità di lavorare in strutture teatrali più ricche e organizzate, per esempio l’opera lirica, mi sono accorto che non faceva per me, che non mi adattavo all’idea di non potermi occupare di tutti gli aspetti del processo creativo. Lavorare con il Tam era ed è ciò che mi piace fare».

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