Abano Terme, 5 anni e 9 mesi per omicidio stradale

ABANO TERME . Aveva bevuto, e molto, tanto da rifiutare dopo l’incidente di sottoporsi subito al test alcolemico. Eppure guidava nonostante lo stato di ubriachezza. Anzi, zigzagava lungo la tangenziale oltre il limite di velocità al volante della sua Bmw Z4 cabrio.
Non c’è dubbio: era un pericolo pubblico perché alterata dal punto di vista psicofisico. E, non caso, aveva centrato la vettura che proveniva dall’opposta direzione di marcia, uccidendo la conducente. Ma secondo i giudici non è stata raggiunta la prova che in quell’istante – come ha sempre sostenuto la pubblica accusa – l’imputata fosse impegnata a giocherellare con un’applicazione del suo iPhone (denominata wordbrain). Per questa ragione è stata condannata alla pena di 5 anni e 9 mesi per omicidio stradale, guida in stato di ebbrezza e una serie di altre violazioni Sara Paccagnella, la 52enne residente ad Abano, accusata della morte di Paola Rosa Tanga, 59 anni insegnante di Limena.

L’incidente era avvenuto il 25 giugno 2016 lungo la bretella della tangenziale diretta nella cittadina termale. Sempre a carico di Paccagnella previsti pure un’ammenda di 4 mila euro, altre 800 euro di sanzioni amministrative, il pagamento delle spese processuali, la revoca della patente oltre alla confisca e alla distruzione della Bmw. La sentenza è stata pronunciata ieri dal tribunale di Padova (presidente il giudice Claudio Marassi).
In aula l’imputata con il difensore (l’avvocato Marilena Bertocco); la parte civile era già uscita di scena in seguito alla revoca della costituzione dopo essere stata liquidata dall’assicurazione.
Il pubblico ministero Federica Baccaglini aveva chiesto una condanna ben più pesante (8 anni per l’omicidio stradale e un anno di arresto per la guida sotto l’effetto dell’alcol). Nel calcolo della pena pesava il tasso alcolico di 2,1 grammi di alcol per litro di sangue (contro il limite di 0.5) che consente una richiesta di condanna tra gli 8 e i 12 anni. E pure la contestazione dell’uso del cellulare: in base alla consulenza informatica del tecnico nominato dalla procura, l’ingegnere Chemello, mentre la vettura era in marcia risultava essere stata aperta un’applicazione dello smartphone intestato alla conducente (sola a bordo). In particolare l’ora esatta dell’impatto avrebbe coinciso con l’attivazione dell’app. Tuttavia quella ricostruzione è stata contestata dalla difesa. Nessun gioco in corsa. Secondo il consulente dell’imputata l’attivazione dell’app sarebbe stata provocata dalla collisione fra i due mezzi.

Probabilmente nel dubbio per questa infrazione i giudici hanno escluso la responsabilità dell’imputata: lo si comprenderà meglio leggendo le motivazioni della sentenza il cui deposito è previsto entro 60 giorni. Confermati, invece, tutti gli altri illeciti addebitati a Paccagnella come il rifiuto di sottoporsi all’alcoltest, l’invasione della carreggiata opposta, la guida a 97 chilometri orari contro un limite di 90, una condotta pericolosa con l’omissione anche del controllo della velocità in curva. Per quanto riguarda l’alcolemia, è stato ritenuto che l’imputata avesse un tasso non oltre 1.5 grammi di alcol per litro di sangue come indicato dalla consulente della procura (la professoressa Donata Favretto). Il motivo è semplice: si è atteso troppo tempo prima di sottoporre Paccagnella all’esame del sangue. Esame che lei rifiutava. E, per la fascia alcolemica rilevata, la sanzione prevista è più bassa rispetto a quella reclamata dalla pubblica accusa.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova