Abitanti sul piede di guerra «Non esumate le tombe»

VIGONZA
«Il cimitero di San Vito non si tocca! ». È rivolta nella frazione dell’Oltrebrenta per la decisione dell’amministrazione comunale di procedere all’esumazione delle tombe a terra. Un progetto approvato prevede la sistemazione dei cinque cimiteri, Comune sta ultimando le 450 estumulazioni previste per portare avanti un programma di rotazione delle sepolture.
Vengono dunque esumate tutte le salme che hanno terminato il periodo previsto dalla concessione per poi ricollocarle in appositi ossari, cinerari o loculi secondo la volontà delle famiglie. L’operazione è già stata fatta nelle altre frazioni nei cui cimiteri si sono liberati ampi spazi per le esigenze future.
Ora tocca a San Vito, dove c’è anche il problema delle molte tombe a terra che stanno sprofondando. Ma i sanvioti non ci stanno perché temono che la loro rimozione serva a far cassa o a far arrivare defunti da altre frazioni. Come ricorda un residente, nel cimitero di San Vito sono sepolti paesani da generazioni, eroi di guerra con medaglia d’oro, parroci, cavalieri della Repubblica, persone che hanno fatto la storia della frazione. La contrarietà è stata espressa anche con l’affissione di cartelli a non provarci a toccare il camposanto, non solo sul cancello ma anche sulla grande croce centrale. I residenti chiedono al più presto un incontro con l’amministrazione per capire esattamente come intende procedere.
«A San Vito non c’è niente, solo cemento. Non possono toglierci anche i ricordi» è la protesta. Dall’amministrazione c’è l’assicurazione che si ascolteranno le richieste e che verranno adottati degli accorgimenti per non calpestare la sensibilità dei residenti.
«Sui cimiteri è in atto un processo di regolarizzazione e sistemazione delle tombe come previsto dalla normativa» dichiara l’assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Celin «se alcune sepolture risultano significative anche per la vita della frazione siamo disponibili a valutare una sistemazione che valorizzi i riferimenti storici». —
G. A.
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