Accesso agli atti negato Il Tar dà ragione a due professoresse
Vittoria per due docenti del IX istituto comprensivo che dopo essersi viste negare dei documenti hanno fatto ricorso, vincendolo, contro il Ministero dell’Istruzione e lo stesso istituto. Le professoresse si sono rivolte ad un avvocato per fare ricorso: il sospetto, come si legge nelle carte del ricorso, era quello che ci fossero «irregolarità concernenti l’attribuzione e la scelta degli incarichi conferiti ai docenti e le procedure adottate per tale conferimento».
Marina Agostinacchio e Paola Guaita, volendoci capire qualcosa in più, chiedono dapprima una sorta di accesso agli atti, che tuttavia viene loro negato dalla dirigente, la quale sostiene fondamentalmente che non ci sia alcun motivo per mostrare le carte alle insegnanti. La segnalazione, partita per la prima volta all’inizio del 2019, viene quindi inoltrata anche all’Ufficio scolastico provinciale e a quello regionale, ma cade nel nulla.
Pronte a battagliare, le prof contattano un avvocato (Silvia Benacchio) che a luglio dello stesso anno formula una nuova domanda di accesso agli atti. Ma «la direzione scolastica dell’Istituto» riportano i documenti, «con nota del 13 agosto 2019 nega l’accesso affermando che l’istanza non era motivata, non potendosi evincere quale fosse l’interesse diretto, concreto ed attuale all’ostensione dei documenti richiesti».
La sentenza arriva solo a maggio 2020 e ribalta la situazione: la motivazione delle due professoresse, scrivono i giudici del Tar, c’era eccome ed era guidata «dall’esigenza di conoscere, estraendone copia» atti che le riguardano direttamente, e di cui tuttavia «non hanno avuto conoscenza o non hanno preso diretta visione». Il tribunale, quindi, ha condannato «l’amministrazione» della scuola non solo a fornire i documenti, ma anche a rifondere alle due docenti le spese legali sostenute, liquidandole nella somma di 1.500 euro. —
silvia quaranta
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