Accusa di truffa e falso, Ferrara rischia il processo
Il direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova nei guai dopo l'esposto di un collega. Per la Procura della Repubblica non avrebbe affettuato sei autopsie per le quali è stato pagato dal ministero della Giustizia

PADOVA. Sei autopsie e i corrispondenti ordini di pagamento a favore del professor Santo Davide Ferrara, direttore dell'Istituto di medicina legale di Padova, destinati a liquidare l'attività svolta: per la Procura della Repubblica i conti non tornano, perché l'illustre cattedratico non avrebbe effettuato quegli esami necroscopici. Anzi, nemmeno sarebbe stato presente. Così il pm Sergio Dini ha chiesto il rinvio a giudizio, contestando le accuse di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa aggravata dall'aver commesso i fatti ai danni del ministero della Giustizia, nonché con abuso di potere e violazione dei diritti inerenti la pubblica funzione di consulente tecnico del pubblico ministero e di docente universitario.
A difendere Ferrara è il penalista-senatore del Pdl Piero Longo. Modestissima l'entità della somma definita come «l'ingiusto profitto», ovvero 6.732,77 euro, pari al totale delle parcelle pagate per i sei esami autoptici finiti nel mirino della Procura, anche se in realtà gli accertamenti avrebbero riguardato un campione più ampio di incarichi in merito ai quali non è stato rilevato nulla di penalmente rilevante.
Nel gennaio 2009 arriva in Procura arriva un esposto firmato dal professor Daniele Rodriguez, ordinario alla facoltà padovana di Medicina, in guerra con Ferrara per la direzione dell'Istituto di medicina legale quando si apre la corsa alla successione all'indomani del pensionamento del professor Paolo Benciolini, nel settembre 2008. Una guerra che si sostanzia a colpi di ricorsi amministrativi da parte di Rodriguez contro la nomina di Ferrara a direttore, indicata dalla facoltà di Medicina e dall'Azienda ospedaliera. Nell'esposto si ipotizzano comportamenti non corretti del collega.
Scatta l'inchiesta e su ordine del pm Dini i carabinieri del Nas provvedono al sequestro di una serie di documenti all'Istituto di via Falloppio. Vengono passati in rassegna decine e decine di incarichi assegnati al professor Ferrara dalla Procura, alla fine sei fra questi si traducono in accuse. Le presenze «fantasma» del direttore riguarderebbero perizie autoptiche - tutte assegnate da un pm - sui corpi di Luciana Contiero e Alda Gallo (incarico del 27 aprile 2006, autopsie eseguite a Padova e ad Este lo stesso giorno, liquidate per 414,14 euro e 434,79 euro); di Marco Barbato (autopsia eseguita il 25 febbraio 2008, saldata con 1.602,29 euro); di Giovanni Rinaldi (atto di nomina del 19 maggio 2008 con autopsia effettuata il 19 e pagata 2.047,35 euro); di Umberto Brusamolin (incarico del 22 gennaio 2009, giorno di esecuzione dell'autopsia, saldata con 1.405 euro); di Diego Brusauro (nomina del 6 giugno 2009, giorno di svolgimento dell'autopsia, saldata con 828,50 euro).
Ferrara, 73 anni, è considerato uno dei maggiori tossicologi forensi: determinante il suo apporto nella soluzione del «giallo» per la morte di Elena Fioroni, uccisa dal marito medico Gian Luca Capuzzo con un veleno, identificato dopo 1.100 analisi.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video