Addio a Ennio Concina
VENEZIA. L’anima profonda della civiltà bizantina. Il sapere antico delle origini e le sue applicazioni nella storia e nell’architettura veneziana. Ennio Concina, docente a Ca’ Foscari e autore di numerosi saggi di storia bizantina e della Venezia del Rinascimento è morto ieri all’età di 69 anni. Studioso e ricercatore di livello europeo, aveva accumulato negli anni un patrimonio immenso di dati e ricerche sul campo e negli archivi. L’ultimo lavoro, non ancora concluso, un dizionario in quattromila lemmi sulle arti e le tecniche di costruzione degli artigiani veneziani.
I suoi studenti del corso di laurea di Storia Bizantina ricordano bene i numerosi e intensi “viaggi di studio” a Costantinopoli, nelle città della Grecia e della Bulgaria e negli sperduti monasteri di Oriente alla ricerca delle antiche tracce. Per mostrare sul campo quanto andava spiegando nelle aule dell’Università. «La cultura», amava ripetere, «è ritrovare nei luoghi i frammenti di conoscenze che sono nella tua testa». Una cultura sterminata, la sua, mai esibita come pura erudizione, strumento invece di nuova conoscenza e di legami tra mondi e civiltà.
Ennio Concina aveva cominciato i suoi studi giovanissimo. A sette anni, ricorda la moglie Mirella, gli altri bambini giocavano in campo, lui leggeva libri nel sottoscala. A dieci gli avevano regalato un volume sull’astrologia. Ma la sua passione era la storia antica, il mondo bizantino e i legami profondi della sua città con Bisanzio e l’Oriente. A Costantinopoli andava spesso. Alla scoperta di frammenti della storia antica e degli infiniti legami con la civiltà lagunare.
Concina aveva dedicato la sua vita agli studi. Anni passati in giro per l’Europa alla ricerca delle vestigia bizantine dalla Turchia alla Bulgaria alla Grecia. Giorni e giorni con il metro in mano, a misurare le imponenti mura teodosiane a Costantinopoli, scatoloni di foto in bianco e nero.
Una delle sue opere più importanti riguarda l’Arsenale. Nessuno come lui aveva indagato a fondo, setacciando archivi di Stato e documenti privati, la storia delle prima fabrica navale d'Europa, capace di costruire una galea completa di remi e vele in un solo giorno. “L’Arsenale di Venezia, tecniche e istituzioni in età moderna” è uno dei suoi primi libri pubblicati da Electa, nel 1984. Poi “Pietre, parole e storia”, il glossario della costruzione nelle fonti veneziane. Primo nucleo di quella sorta di enciclopedia, frutto di quindici anni di studi, a cui stava lavorando fino a qualche giorno fa. Lo scambio intenso di conoscenze tecniche tra veneziani, friulani, bizantini. Maestri squerarioli e artisti del legno, mosaicisti, scalpellini, pittori. Un dizionario della storia serenissima che attraverso le parole ricostruisce il mondo del sapere empirico dei Veneziani e dei materiali usati per costruire i capolavori della loro architettura.
«Voglio costruire un ponte», diceva Concina, «per trasmettere quei saperi agli artigiani di oggi e a tutti quelli che si occupano di restauro, che devono mantenere il patrimonio artistico e i materiali». Pietre, parole, storia.
Girava l'Europa, Concina, docente all'Iuav e poi a Ca’ Foscari, come spesso accade molto poco “profeta in patria”. Eppure i suoi lavori contengono un concentrato di sapere davvero unico. Così le “Arti di Bisanzio”, storia di Costantinopoli pubblicata da Bruno Mondadori completa di foto inedite scattate dall’autore. La “Storia dell’architettura veneziana dal VII al XX secolo”. “La Città bizantina” di Laterza, la monumentale “Storia delle Chiese veneziane”.
Fino a “Navis, l'Umanesimo sul mare”, perla pubblicata da Giulio Einaudi dedicata alla riscoperta del Rinascimento. E in particolare al «recupero della dimensione intellettuale dei fondamenti tecnici e della scienza costruttiva» che avevano assicurato al mondo antico il dominio del mare. Sulle orme di Leon Battista Alberti, Concina riscopre il fascino «tecnico e progettuale» dell’antichità classica, non soltanto letteraria, evocativa. Ma legata alla costruzione e all’ingegno. E recupera il rapporto tra res aedificatoria e res navalis. Il sapere nascosto, finalmente rivelato, della grandezza navale di Venezia. Dell'Arsenale e della fabbrica delle galee.
Con Concina se ne va uno degli ultimi grandi umanisti dei nostri tempi. Sapienza raffinata e sempre curiosa che ci mancherà.
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