Addio a Garcia Marquez padre del realismo magico

Nella memoria di chi lo ha amato risuonerà sempre uno degli incipit più celebri della storia della letteratura: quello in cui il colonnello Aureliano Buendia viene portato dal padre a conoscere il ghiaccio. Sono le prime parole di “Cent’anni di solitudine”, il più ceelebrato romanzo di Gabriel Garcia Marquez, “Gabo”.
È morto ieri, a Città del Messico; aveva 87 anni compiuti lo scorso 6 marzo ed era malato da tempo. Notizie sempre più preoccupanti sulla sua salute si succedevano ormai da settimane, tra voci e smentite; e anche ieri, la notizia della morte è stata confermata solo in tarda serata. Appena dieci giorni fa, L'8 aprile, Marquez aveva lasciato un ospedale di Città del Messico in condizioni definite «delicate» dopo otto giorni di trattamento per una polmonite. «Continuerà la sua convalescenza a casa», avevano detto la moglie Mercedes Barcha con i figli Rodrigo e Gonzales ringraziando per i tanti messaggi di solidarietà che continuavano a raggiungerli, e chiedendo il rispetto della privacy dello scrittore. E solo l’altro ieri, la sorella Aida aveva ammesso: «Siamo pronti alla volontà di Dio».
Prima di diventare l’autore-simbolo di un’intera generazione, di un continente e di una lingua, il Nobel colombiano è stato per anni un grande giornalista, un “periodista” attento, poetico e duro, dei più drammatici avvenimenti che avevano mutato la mappa di mezzo mondo, dalle rivoluzioni di Cuba e del Portogallo alla tragedia cilena, al Che, ai cubani in Angola, ai montoneros, ai dittatori centroamericani, alla Spagna postfranchista di Felipe Gonzales.
Nato ad Aracataca, Magdalena, nel 1928, ha mescolato nella sua opera la dimensione reale e quella fantastica, dando impulso allo stile della narrativa latino-americana definito “realismo magico”, di cui “Cien anos de soledad” (1967) rappresenta un manifesto.
Nel 1982 aveva ricevuto il premio Nobel per la letteratura.
Pubblicò “La hojarasca” nel 1955, analisi di un suicidio attraverso il monologo di tre testimoni che portano alla luce vicende e passioni di tutto un paese nel corso di un secolo. Seguirono “Nessuno scrive al colonnello” (1961), “I funerali della Mamà Grande” (1962) e “La mala ora” (1962), romanzo con intenzioni politiche.
La sua opera di maggior successo, “Cent’anni di solitudine” è del 1967; in questa, sullo sfondo di un paese leggendario, Macondo, si intrecciano avvenimenti e fantasticherie, eroismi, crudeltà e solitudine. Ma ciò che più conta nel romanzo è la particolare struttura narrativa in cui la metafora e il mito acquistano valore nel quadro di una nuova visione della realtà.
Dopo “Racconto di un naufrago” (1970), il volume di racconti “La incredibile e triste storia de la candida Erendira e della sua nonna snaturata” (1972) e una raccolta di articoli torna al romanzo con “L’autunno del patriarca” (1975), in cui rievoca, con il suo personale lirismo mitico e con accentuato surrealismo, la figura tragico-grottesca di un dittatore sudamericano.
La sua produzione, quasi interamente tradotta in italiano, comprende i romanzi “Cronaca di una morte annunciata” (1982), “L’amore ai tempi del colera” (1985) e “Il generale nel suo labirinto” (1989), riflessione sul potere attraverso la narrazione degli ultimi giorni di vita di Simon Bolivar.
Del 1992 è, invece, la raccolta di racconti “Dodici racconti raminghi”, a metà tra realtà e fantasia; “Dell’amore e altri demoni” (1994) indaga, attraverso la storia di una ragazza internata in un convento in quanto ritenuta indemoniata, sull’ineluttabilità e sull’inspiegabilità del sentimento amoroso. Ha poi scritto “Vivere per raccontarla” (2002) e “Memoria delle mie puttane tristi” (2004), un romanzo che racconta la storia di un vecchio giornalista che, a novant’anni, trascorre una notte con una ragazzina illibata, rimanendone piacevolmente sconvolto al punto da incominciare, quasi, un nuovo percorso di vita. La sua attività pubblicistica è stata parzialmente pubblicata in “A ruota libera 1974-1995” (2003). Nel 2012 è stata edita in Italia la raccolta “Tutti i racconti”, che ricostruisce il percorso letterario dello scrittore a partire dalle prime sperimentazioni giovanili.
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