Addio a Laura Dondi dall’Orologio fondatrice del canile

Era marchesa, nota anche come “Contessa dei cani” Il nipote Jacopo: «Una donna dal grandissimo cuore»
Elvira Scigliano

La marchesa Laura Dondi dall’Orologio è svenuta un mese fa nel giardino della sua villa, nel quartiere Madonna Pellegrina. Qualche minuto prima stava passeggiando con la cognata Adriana, andava tutto bene, la serata era piacevole, poi il cuore non ha retto, ha avuto un infarto e si è accasciata a terra. Seduta accanto a lei, in lacrime silenziose, la cagnolina Piccolina, l’ultima cucciola arrivata in casa. Piccolina, accucciata accanto alla padrona, aveva già capito tutto: domenica sera la donna è spirata nella terapia intensiva dell’ospedale di Piove di Sacco. E Piccolina, ad ogni sirena di ambulanza, si immobilizza, nel suoi occhi si rivede il terrore di quella serata di fine estate. La marchesa – che però tutti chiamavano “contessa” – era l’angelo dolcissimo di tutti gli animali, in particolare i cani più soli. La contessa a loro aveva dedicato la vita. Tutto era cominciato un lontano giorno d’inverno degli anni ’60: «Stavamo andando in montagna – racconta la cognata Adriana, moglie di Francesco Dondi dall’Orologio, scomparso qualche anno fa – Lalla, come la si chiamava affettuosamente in casa, prende con sé mio figlio Jacopo, che allora era un bambino di 6 anni e mi dice che sale su al canile di Rubano per portare del pane ai trovatelli. Quello che ha visto l’ha sconvolta: quando ha gettato il pane, si sono avventati due cani e uno ha azzannato l’altro per assicurarsi il cibo. Allora il canile era gestito da due signore anziane, prive di mezzi e ormai troppo avanti con gli anni. Ma da quel momento tutto è cambiato».

Laura e Francesco prima e il marito Alberto dopo, trasformarono il rifugio in un parco zoofilo, con al primo posto l’accoglienza: «La zia era prima di tutto una donna buona – ricorda il nipote Jacopo – Una donna sempre pronta ad aiutare, gli animali e gli uomini». Per lui è difficile proseguire, gli occhi dolci gli si riempiono di lacrime. Continua la moglie Laura: «Di questa elegante signora ho imparato a conoscere la nobiltà, quella vera, non solo quella del nome perché aveva un animo dolce e un cuore gentile. Non sopportava la sofferenza e questo suo altruismo la trasformava in una stella lucente che faceva brillare tutto quello che accarezzava».

Ha chiesto, perfino questuato se necessario, per amore dei suoi amici a quattro zampe. E alla fine sapeva dir grazie in un modo tutto speciale, con dei biglietti scritti a mano che avevano il profumo delle cose belle e buone. Il parco zoofilo di Rubano fu solo l’inizio, seguirono 30 mila metri quadri ad Agna, al parco di Frapiero, dove far compagnia ai cani randagi o abbandonati è una missione. «La zia – continua Jacopo – si faceva portare sempre la cagnetta più bruttina, che chiamava ogni volta Piccolina, perché sapeva che avrebbe avuto meno possibilità di essere adottata e non voleva le fosse negata una carezza».

Il funerale sarà domani alle 15.30 nella chiesa di Madonna Pellegrina. A darle l’ultimo addio Adriana, Jacopo, Laura e i pronipoti Andrea e Angelo. In queste ore la famiglia è stretta nell’abbraccio di tante persone perché Lalla aveva un talento nel seminare amicizie e relazioni. «E pensare – continua Jacopo – che l’ultimo Natale avevamo festeggiato la vita dopo che tutti ci eravamo ammalati di Covid: la prima era stata proprio la zia, poi io e poi la mamma e mia moglie. Loro due sono state in ospedale, non è stata una passeggiata, ma eravamo vivi e insieme». Nominata “Padovana eccellente” nel 2016, lascia un’eredità indimenticabile in chi l’ha conosciuta, come Giovanni Tonellotto, responsabile del Parco zoofilo di Presina: «Non scorderemo la sua capacità di guardare avanti, lavorando nel presente e leggendo il futuro». —



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