Addio a Mambor, protagonista delle arti visive

ROMA. È morto Renato Mambor, tra gli artisti più rappresentativi dell’arte italiana dal dopoguerra a oggi. I suoi oltre cinquant’anni di produzione artistica sono stati tutti vissuti nel segno della ricerca e della sperimentazione, pioniere del concettuale sin dai primi lavori e precorrendo i tempi in un costante sconfinamento dalla pittura in altri linguaggi quali la fotografia, il cinema, la performance, le installazioni, il teatro. Aveva 78 anni.
Mambor esordisce con l’invenzione di un’immagine figurale fredda e spersonalizzata attraverso l’uso di sagome statistiche, segnali stradali, ricalchi fotografici, stampigliatura di timbri e rulli. Compagno di strada di Schifano e Kounellis, tra il 1960 e il 1965 espone a Roma e in altre città italiane; quindi si trasferisce in America per vivere l’esplosione della Pop Art, di cui però non condivide le immagini chiassose. Torna in Italia e sviluppa un’altra tematica ricorrente nel suo lavoro, quella delle operea “aperte” al fine di stimolare la partecipazione attiva del pubblico. Estende il suo interesse alla fotografia e all’happening, alla dimensione teatrale e attoriale, partecipando a seminari di Fersen con Paola Pitagora (alla quale è stato legato sentimentalmente) e ricoprendo ruoli in alcuni film. Nel 1975, fonda il Gruppo Trousse, compagnia teatrale. Segue un decennio di sperimentazioni, che nel 1987 riportano Mambor al punto di partenza costituito dalla pittura. Presente anche alla Biennale di Venezia, in queste settimane, e fino all’11 gennaio, una sua ampia antologica è in corso al Centro San Gaetano di Padova.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova