Addio a Robin, anima dei Bee Gees

Assieme ai fratelli Barry e Maurice nella leggenda con il tema della “Febbre del sabato sera”
Foto LaPresse.SÄNGER + KOMPONIST ROBIN GIBB VON DER POPGRUPPE "BEE GEES" ZU GAST BEIM RADIOSENDER "OLDIE 95" / 240103 / HAMBURG / DEUTSCHLAND / EUROPA / MUSIKER LEDERJACKE SCHWARZ / SCHIRMMÜTZE / LÄCHELN / PORTRÄT / DIGIPIX.PicNr:#12266081.000012# action press/HANSEN,MARKUS
Foto LaPresse.SÄNGER + KOMPONIST ROBIN GIBB VON DER POPGRUPPE "BEE GEES" ZU GAST BEIM RADIOSENDER "OLDIE 95" / 240103 / HAMBURG / DEUTSCHLAND / EUROPA / MUSIKER LEDERJACKE SCHWARZ / SCHIRMMÜTZE / LÄCHELN / PORTRÄT / DIGIPIX.PicNr:#12266081.000012# action press/HANSEN,MARKUS

LONDRA. Addio a Robin Gibb: se n’è andato l’altra notte lasciandosi dietro un’aura leggendaria. Insieme ai due fratelli, Barry il primogenito e il gemello Maurice, con i Bee Gees con la colonna sonora della “Febbre del sabato sera” non solo ha firmato uno dei più clamorosi successi discografici di sempre, ma ha lasciato un documento fondamentale degli anni Settanta, che si stavano abbandonando ai trionfi della disco music.

Uno stile inconfondibile con il falsetto armonizzato e quel sound che era dance, ma non era disco e produceva melodie pop dal fascino implacabile, quello reso inimitabile da Robin Gibb. Non è un caso che i Bee Gees siano da tempo entrati nella Rock’n’Roll Hall of Fame e a tenere il discorso di introduzione è stato Brian Wilson, il genio tormentato dei Beach Boys e di Pet Sound.

Nonostante il successo planetario, non si può dire che alla famiglia Gibb sia toccato un destino pienamente felice: Andy, il più giovane dei fratelli, ha intrapreso ad un certo punto una carriera solista in mezzo a tanti problemi personali, che non è mai pienamente decollata. Maurice è morto nel 2003 a 53 anni, un evento che ha indotto i fratelli a sciogliere la band. E anche Robin, che aveva 62 anni, ha avuto in sorte una fine prematura, dovuta alla malattia, un tumore al colon complicato da una polmonite, che lo scorso 10 aprile, gli ha impedito di partecipare alla prima di “The Titanic Requiem”, una partitura sinfonica scritta insieme al figlio Robin-John e registrata dalla Royal Philarmonic Orchestra in occasione del centenario dell’affondamento dello sfortunato piroscafo.

Robin era la voce solista dei Bee Gees, un ruolo che però era coperto anche da Barry, lo specialista del falsetto e questo, negli anni, lo ha portato verso una carriera solista che è stata anche piuttosto intensa e con qualche successo. Ma niente di paragonabile a quanto fatto con i Bee Gees.

È curiosa anche la storia dei fratelli Gibbs. Inglesi di nascita, hanno cominciato a farsi conoscere in Australia e hanno conosciuto un clamoroso successo negli anni Sessanta quando, tornati in Gran Bretagna, grazie alla collaborazione del produttore Robert Stigwood, piazzarono una serie di successi clamorosi come “New York Mining Disaster 1941”, “Massachussetts”, “World” ai quali va aggiunta “To Love Somebody”, un brano diventato immediatamente un successo mondiale.

Ma tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 i Bee Gees si impantanano in rivalità personali, anche per colpa di una cattiva gestione del business e per la mancanza di una sicura direzione. L’impasse dure fino alla svolta che li ha catapultati direttamente nella storia della musica pop: la già citata colonna sonora della “Febbre del sabato sera”. Un pezzo le cui vendite a oggi si aggirano attorno ai 40 milioni di copie.

Ovviamente un successo del genere può essere anche un’arma a doppia taglio. Come raccontavano i Gibb: «È difficile ornare in testa alla classifica, quando i brani della “Febbre del sabato sera” sono al primo posto per anni».

È un pò quello che è successo ai Bee Gees che hanno avuto top come “Tragedy”, sono andati in crisi, hanno venduto bene con la colonna sonora di “Staying Alive”, il sequel della “Febbre del sabato sera”, hanno conosciuto alti e bassi, separazioni e reunion. Tuttavia hanno venduto più di 200 milioni di dischi e restano una delle band di maggior successo della storia.

Robin Gibb se ne va lasciando l’eredità di un sound inconfondibile, di un modello di stile e un doppio album che da tempo fa parte della storia del costume. Ma anche l’impressione di un artista che, come d’altronde i suoi fratelli, una volta svanito il successo epocale non sia riuscito a trovare una sua strada.

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