Adesca una tredicenne in chat E intrattiene rapporti hot

CINTURA URBANA
Ha adescato una ragazzina di 13 anni sui social e non si è fatto alcuno scrupolo, nonostante la differenza di età. Per questo un uomo di 40 anni ora dovrà rispondere del reato di “atti sessuali con minore di 14 anni”. I carabinieri di una stazione della cintura urbana l’hanno scovato grazie agli strumenti che lui stesso usava, cioè Facebook.
il profilo
Non ha precedenti penali alle spalle ma l’episodio che lo ha visto protagonista accende tutta una serie di interrogativi che gli investigatori dell’Arma vogliono chiarire. Uno su tutti: è la prima volta che accade? Perché la dinamica potrebbe far pensare a una tecnica ben collaudata. L’ha adescata in una chat, di quelle veicolate attraverso i social network. Sulla vicenda il riserbo è massimo, nell’ottica di non rendere riconoscibile la vittima del reato, cioè la ragazzina. L’uomo è stato perquisito ieri mattina ma l’indagine era partita già da dicembre, mese in cui i genitori della tredicenne si sono recati in caserma per denunciare.
la denuncia
Avevano intuito la presenza di una persona adulta nella vita della figlia e controllandole i messaggi nel telefonino hanno avuto la conferma. A quel punto gli investigatori dell’Arma hanno provato ad andare a ritroso, ricostruendo la vicenda passo-passo, addentrandosi negli universi di Tik Tok, Snapchat, Instagram e Facebook. Dopo aver chattato più volte i due si sono anche incontrati. Proprio grazie alle foto trovate nel profilo social dell’adulto, i militari hanno potuto chiudere le ricerche, in parte eseguite controllando anche le telecamere di videosorveglianza cittadina.
Il quarantenne non è stato arrestato perché, dal punto di vista tecnico, non c’era la flagranza. Ma il reato di “atti sessuali con minori” è equiparabile a una violenza sessuale. Il rapporto era consenziente ma vista la tenera età della giovane non ci può essere un consenso.
pedopornografia
Le perquisizioni disposte dalla Procura sono state eseguite non solo nei confronti dell’indagato ma anche di altri soggetti sul territorio nazionale, aprendo così il campo a un’ipotesi ancora più grave: quella di una rete di persone che si scambiava materiale pedopornografico dopo questi incontri sessuali con le ragazzine, veri o virtuali che fossero. —
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