Aggressione dell'avvocato Longo, le sibilline parole della madre della donna al centro del giallo
PADOVA. La mamma di Rosanna, la trentunenne padovana coinvolta nella vicenda del pestaggio dell’avvocato Piero Longo, gestisce da trent’anni un negozio di estetica e di cosmetica a Padova. In passato ha lavorato anche per la Mostra del Cinema di Venezia e per le sfilate di moda di Milano, truccando le modelle di Armani e Versace. Ora è una donna profondamente provata da quanto accaduto.
«Cosa può provare una madre dopo una storia simile, in cui è coinvolta la propria figlia?», spiega la signora, «Mi sento male, molto male. Mi aiuta, in questi momenti, il fatto che sto ricevendo la solidarietà da parte delle mie clienti e da parte di tutti quelli che ben conoscono me e mia figlia».
Cosa le ha detto sua figlia su quello che è accaduto giovedì sera in riviera Tiso da Camposampiero, sotto la casa dell’avvocato Piero Longo?
«Che lei non c’entra con quanto avvenuto tra l’avvocato e i suoi amici Silvia Maran e Luca Zanon. Rosy è rimasta fuori dal portone e, quindi, solo dall’esterno ha sentito i rumori della colluttazione e i colpi in aria sparati dall’avvocato. È certo che io, tutt’ora, resto esterrefatta di quanto accaduto. Non capisco perché siano andati a suonare al campanello dell’ex senatore quasi a mezzanotte ed anche perché l’avvocato sia sceso giù con la pistola ed abbia sparato. Non riesco ancora a capire perché sia successo tutto questo».
L’avvocato Longo era un amico di famiglia?
«Sul rapporto tra l’avvocato e mia figlia si sono già scritte una valanga di falsità. Piero Longo, da tanti anni, era come un padre per Rosy. L’ha sempre aiutata negli anni in cui, dopo il liceo Tito Livio, si è laureata alla facoltà di Giurisprudenza di Padova e tutt’ora la sta seguendo negli studi che sta seguendo a Roma, per diventare notaio. L’avvocato Longo è un signore. Anche in questi ultimi anni i rapporti tra di noi erano buoni. Non c’era nessun motivo per spiegare quanto accaduto. Anche la settimana scorsa l’avvocato è passato dal mio negozio e mi ha salutato con rispetto».
Come pensa di affrontare ora questa situazione?
«Innanzitutto ho piena fiducia nell’operato della polizia e della magistratura. Spero che il tutto si chiarirà in pochi giorni e non ci sarà più spazio per i pettegolezzi di una città di provincia, che sono tipici quando si verificano casi del genere».
Come sta ora sua figlia?
«È sconvolta. Non smette di piangere. Si è chiusa in casa e non è più voluta uscire. Spero che questa storia sia chiarita al più presto. Rosy sembra, all’esterno, una ragazza volitiva, in realtà, anche se ha già 31 anni, è una ragazza molto fragile. Sono preoccupata per il suo futuro, anche per le possibili ricadute sul piano psicologico che può avere quelllo che è successo».
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