Agricola Berica in crisi rischiano il lavoro oltre 325 dipendenti

Il sindaco Lunghi ha informato della situazione il Consiglio «Ottenuto il concordato di continuità: la situazione è grave»

MONSELICE. La “bomba” è esplosa in apertura del Consiglio comunale: ci sono oltre trecento lavoratori a rischio a Monselice. Sono quelli – prevalentemente donne – che prestano la loro opera all’interno dell’Agricola Berica, lungo la statale a sud di Monselice. L’azienda ha ottenuto il concordato preventivo, ma la situazione finanziaria è critica.

La notizia è stata data dal sindaco Francesco Lunghi in apertura del Consiglio comunale, a un’assemblea che lo ha ascoltato attonita. Anche perché non erano giunti segnali dall’azienda che facessero intendere la situazione difficile che stava attraversando. Il 12 marzo i rappresentati sindacali e dei lavorato hanno segnalato a Lunghi, durante un incontro, che l’azienda Berica era in grandi difficoltà economiche e aveva presentato domanda di concordato di continuità (che è stato riconosciuto dal Tribunale di Padova il 14 marzo). Il 5 aprile l’azienda è stata convocata dall’unità di crisi aziendale della Regione Veneto, l’incontro è avvenuto l’8: «I rappresentati dell’azienda» ha riferito il sindaco «hanno affermato che attueranno ogni possibilità per la salvaguardia occupazionale. La Regione ha deciso di tenere aperto il tavolo di crisi. La ditta ha già chiuso il mangimificio di Montagnana, spostando a Monselice i quattro dipendenti. È stato chiesto il concordato anche per l’allevamento presente a Vicenza, in cui ci sono 17 dipendenti».

Il personale della Berica non ha diritto alla cassa integrazione perché l’azienda è inquadrata come agricola e l’unico ammortizzatore sociale sarà la disoccupazione di settore: i dipendenti riceveranno dopo un anno un rimborso per le ore non lavorate.

Ci sono a Monselice 325 lavoratori, 75 a tempo determinato e 250 a tempo indeterminato. Quasi tutte donne di Monselice e comuni limitrofi. Il concordato ha 180 giorni di tempo per definirsi, quindi il 14 settembre l’azienda potrebbe chiudere.

«Si prefigura una bomba sociale» ha detto Lunghi «potrebbero esserci 350 famiglie colpite, con 4 milioni in meno di consumi nel territorio. Ho proposto un tavolo con la Provincia e la Regione, azienda e rappresentati dei sindacati e dei lavoratori. In via preliminare ho chiesto martedì di avere i dati di residenza dei lavoratori, per poter istituire un tavolo con gli altri sindaci. Il 19 aprile il presidente della Provincia Bui sarà qui per un incontro.

Giada Zandonà

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova