Agriturismi, zero pernottamenti «La ristorazione lavora al 45%»

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L’obiettivo? Chiudere il bilancio del 2020 in pareggio. Con i mesi di chiusura forzata, i confini tra regioni serrati e l’inevitabile calo del potere di spesa, questa è la massima ambizione che arriva dagli agriturismi dell’area euganea. Li fa parlare Cia Padova, l’associazione degli agricoltori patavini. «Con il fatto che non ci si può ancora spostare tra una regione e l’altra, e coi confini nazionali chiusi, non abbiamo pernottamenti prenotati: le nostre camere sono tutte libere da qui al 31 agosto», spiega Gabriella Fontana dell’agriturismo Al Feudo di Vo’. «Grazie alla ristorazione stiamo lavorando al 45% del potenziale».
La prima vera domenica dopo il lockdown ha dato segnali positivi sul fronte della mobilità, un po’ meno su quello dei pasti serviti: «Domenica sui Colli sembrava quasi Pasquetta, con centinaia di persone a piedi, in moto o in bici», spiegano da Cia, «ma gli agriturismi non erano pieni, forse complice una buona dose di paura».
Al Feudo, ad esempio, tra pranzo e cena i coperti non sono stati più di cinquanta. Gli agriturismi sono rimasti serrati da domenica 8 marzo sera al 17 maggio. Due mesi e mezzo che hanno significato l’azzeramento delle entrate. Ricorda Fontana: «Abbiamo completamente perso la stagione buona, quella dei pranzi delle comunioni, delle cresime e delle festività pasquali, del 25 aprile e del 1° maggio. La consegna a domicilio è stato un modo per mantenere vivo il rapporto con la clientela, ma che a conti fatti non compensato le perdite».
Guardare al passato fa male: «Negli anni scorsi in questo periodo avevamo sempre quattro-cinque camere occupate nei weekend, soprattutto da parte di inglesi. Oggi, coi confini blindati, siamo chiamati a sopravvivere solo col servizio di ristorazione».
Maurizio Riolfatto è invece titolare dell’agriturismo Le Ginestre di Cinto Euganeo: «Le nuove restrizioni ci impongono l’attivazione di meno della metà dei posti. In ogni caso l’importante era riaprire. In tale contesto di crisi sanitaria il Governo doveva annullare tutte le imposte agli imprenditori che non hanno lavorato per la quarantena. Siamo chiamati a restare a galla, nella speranza che la situazione migliori».
Riolfatto sa bene che l’estate non è la stagione ideale per ripartire: «La gente preferisce andare al mare o in montagna. La primavera pare persa».
Non a caso c’è chi si prende tempo, come Ivo Olivato dell’omonimo agriturismo di Cinto, che ha deciso di rimandare lo start al prossimo fine settimana: «Ci siamo presi un po’ più di tempo. Non abbiamo una valanga di prenotazioni, come qualcuno aveva predetto. Siamo al 40% dei posti rispetto all’inizio del 2020. Con questi dati puntiamo a raggiungere il pareggio, sarebbe già un ottimo risultato».
Da Cia, attraverso il presidente Roberto Betto, parte un invito: «Le famiglie si regalino un pranzo o una cena di qualità. Un momento speciale, che fa bene pure al tessuto economico». —
Nicola Cesaro
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