Al processo Rialto, colpo di scena

 Processo Rialto: colpo di scena nell'aula bunker di Mestre. Quella di ieri avrebbe dovuto essere l'ultima udienza del processo che vede alla sbarra i 52 uomini della «banda Maniero» che hanno scelto la via del processo ordinario anzichè i riti che danno diritto a sconti di pena. In mattinata l'arringa dell'avvocato Evita Della Riccia, legale di Paolo Pattarello, uno dei componenti della cosiddetta «banda dei mestrini», per il quale l'accusa aveva chiesto 30 anni di carcere. Nel pomeriggio, quando il presidente Michele Bianchi era pronto a ritirarsi in camera di consiglio, il colpo di scena. L'avvocato Enrico Cogo, legale del padovano Gilberto Sorgato, uno dei «vecchi» della banda, ha dato lettura di una lettera che gli era stata consegnata da Fausto Donà, uno dei luogotenenti più fedeli a Felice Maniero che, come il boss, aveva deciso di collaborare con la giustizia. Attraverso la lettera, affidata all'avvocato Cogo, Donà ha fatto sapere di essersi in precedenza sbagliato, di voler rendere delle dichiarazioni in merito alle accuse di spaccio di droga mosse nei confronti di Sorgato. Il presidente del tribunale ha deciso di sentire Fausto Donà alle 12 di oggi, sempre in aula bunker. Dopo l'audizione, salvo ulteriori colpi di scena, il tribunale dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza attesa, a questo punto, non prima di venerdì. In mattinata l'avvocato Della Riccia, legale di Paolo Pattarello, aveva ribadito la propria linea difensiva. In sostanza la contestazione dell'affiliazione del proprio assistitito a qualsiasi associazione. Pattarello non solo non avrebbe costituito alcun sottogruppo (nello specifico «mestrino») per lo spaccio di droga, ma sarebbe stato «uomo di fiducia» di Maniero soltanto «come lo sono due malandrini: uno che propone all'altro delle cose da fare». Ma autonomamente, senza rientrare nei requisiti tipici dell'associazione, ovvero l'esclusività del rapporto, la divisione del ricavato. Pattarello, invece, si arrangiava, «era libero di acquistare la droga da chi voleva», non esistevano «fini comuni», non dipendeva in maniera esclusiva da Maniero. L'avvocato Della Riccia ha inoltre ricordato come Pattarello abbia presentato una denuncia per falsa testimonianza proprio nei confronti del boss, accusandolo di aver in più occasioni fornito versioni di comodo, sfruttando la sua abilità a manipolare le persone. (m.sca.)

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