Alla Città della speranza la ricerca sale a 2,4 milioni

Approvato il bilancio dell’Istituto che si conferma un polo sempre più attrattivo Parbonetti: «Il nuovo assetto permette di focalizzare gli investimenti»



Investimenti in ricerca saliti da 1,6 a 2,4 milioni, un piccolo utile - 30 mila euro - che assicura la solidità del bilancio, e grande slancio verso un futuro di consolidamento, crescita e sviluppo: l’Istituto di ricerca pediatrica Città della speranza chiude i conti del 2018 con tutto l’entusiasmo che un anno di grandi cambiamenti e importanti innovazioni hanno instillato in tutti coloro che vi lavorano. Quello che è stato approvato ieri nella Torre della ricerca dove si è riunita l’assemblea dei soci dell’Istituto, non è solo un bilancio di numeri. I veri protagonisti, plasmati dagli interventi del presidente Antonio Parbonetti, dalla direttrice scientifica Antonella Viola e dall’amministratore delegato Andrea Camporese, sono i progetti - del presente e del futuro - per dare gambe sempre più forti alla ricerca contro le malattie pediatriche.

il bilancio

«Il 2018 è stato il primo anno del nuovo assetto di governance che punta a focalizzare l’Istituto verso le attività di ricerca e diagnostica» la sottolineatura del presidente Parbonetti, «mentre la gestione diretta della Torre della ricerca è in capo alla Fondazione che ne copre tutti i costi di funzionamento». Parbonetti ha sottolineato l’incremento del 50% degli investimenti in ricerca: «Un risultato raggiunto grazie alla Fondazione Città della speranza che ha erogato contributi per 1,1 milioni di euro, a Fondazione Cariparo con l’importante contributo di un milione di euro e quasi 800 mila euro grazie ai contribuiti acquisiti dai ricercatori. Sono questi ultimi» ha concluso il presidente che con dedizione, passione e sacrificio rendono possibile la nostra sfida e contribuiscono a migliorare le condizioni di vita e le prospettive di guarigione dei bambini».

le sfide

Nell’Istituto lavorano 26 gruppi di ricerca che afferiscono al Dipartimento di Salute della donna e del bambino ma anche ad altre realtà dell’Università di Padova, come Scienze biomediche, Scienze chirurgiche e oncologiche e Ingegneria industriale. I ricercatori sono 150 di cui 34 pagati direttamente dall’Istituto. «Sono stati reclutati molti nuovi ricercatori» rileva la direttrice scientifica Viola, «e la maggior parte delle aree di ricerca è completa. Riceviamo giornalmente richieste di collaborazione da ogni parte del mondo, sintomo del grande interesse per il nostro lavoro». Viola ha ricordato la prima visita - con esito molto positivo - del Sab (Scienfìtific Advisory Board), l’organo di valutazione dell’attività scientifica che tornerà nel 2020 per valutare nello specifico tutti i progetti. «Per il futuro dobbiamo creare nuove aree di eccellenza in ricerca clinica» sottolinea Viola, «affinché la Pediatria di Padova sia leader nelle terapie avanzate. Nuove sinergie da creare come Neuroimmunologia e Cardiologia sperimentale».

il futuro

L’ad Camporese ha annunciato l’aggiornamento del Piano triennale della ricerca 2019-2021: «Porremo basi solide dal punto di vista sia scientifico che finanziario su obiettivi, risultati attesi e investimenti in facilities, attrezzature e personale». In tutti gli interventi è stato ricordato il professor Giuseppe Basso, che ha lasciato la presidenza dell’Istituto qualche mese fa: a lui - che in Oncoematologia pediatrica ha passato il testimone alla professoressa Alessandra Biffi - il ringraziamento per il fondamentale lavoro svolto. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova