Allerta terrorismo, a Padova crescono i controlli: oltre 50 luoghi sensibili

Massima allerta attivata dopo il tavolo tecnico del Ministero dell’Interno. Decine i siti sorvegliati speciali: presidiata la Sinagoga, attenzione anche a caserme, consolati e centri commerciali

Edoardo Fioretto
Un presidio della Guardia di Finanza in via San Martino e Solferino, dove si trova la Sinagoga di Padova
Un presidio della Guardia di Finanza in via San Martino e Solferino, dove si trova la Sinagoga di Padova

Allarme terrorismo, anche a Padova sale il livello di allerta. Sono decine i siti sensibili nella città del Santo che vedranno un aumento della presenza di contingenti delle forze dell’ordine, tra musei, zone di aggregazione e spazi di culto.

La lista completa della Prefettura – che per ragioni di sicurezza resta segreta – dovrebbe includere oltre cinquanta luoghi sorvegliati speciali. Tanti erano nel 2016, quando l’allerta terrorismo causata dall’autoproclamato Stato islamico – dopo la strage di Nizza e gli attentati di Bruxelles – aveva fatto scattare il massimo livello di allarme anche in città.

Tra questi spicca la Sinagoga di Padova, in via San Martino e Solferino, e il vicino museo della Padova ebraica di via delle Piazze, che già dall’ottobre 2023 sono protetti 24 ore su 24 da presìdi delle forze dell’ordine. Ma non saranno i soli.

Nella lista si troverebbero anche la Basilica del Santo, le piazze, gli ospedali e anche alcuni centri commerciali, sia pure senza una presenza fissa di poliziotti o militari. Almeno una decina di questi siti si troverebbe invece in provincia.

In tutto, in Italia i luoghi sottoposti a sorveglianza straordinaria per il rischio terrorismo sono 29 mila. Di questi, un terzo sono infrastrutture critiche, mentre un migliaio «riguardano interessi statunitensi e israeliani», spiega il ministero dell’Interno.

Si tratta di basi militari americane (come la caserma Ederle, a Vicenza), nonché sedi di multinazionali e consolati legati a Washington e Tel Aviv. E proprio in questa lista si trovano anche i luoghi di culto ebraici: 250 tra sinagoghe e musei.

L’aumento dei controlli è la diretta risposta all’aumento delle tensioni in Medio Oriente, dopo i bombardamenti americani di sabato notte, che hanno colpito tre siti di ricerca nucleare in Iran. La risposta del paese persiano è stata una minaccia di possibili ritorsioni contro gli stessi Stati Uniti. Una minaccia che però potrebbe interessare anche le altre nazioni alleate e i membri della Nato.

Per questo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella giornata di domenica ha convocato una riunione straordinaria del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

L’incontro – ha poi spiegato il dicastero – ha stabilito «un potenziamento delle attività di prevenzione e analisi dei rischi per la sicurezza interna». Sono subito scattate tutte le misure antiterrorismo.

Al vertice al Ministero hanno partecipato anche i rappresentanti delle forze dell’ordine, oltre alle agenzie di intelligence e di cybersicurezza. L’incontro è stato anche preceduto da un tavolo tecnico del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, con la presentazione degli esiti delle attività investigative recenti.

Non c’è ancora chiarezza sulla durata delle tensioni tra Iran, Israele e l’alleato statunitense, così come la portata del conflitto. Uno scontro che dopo l’intervento americano è destinato ad estendersi, e potrebbe innescare rappresaglie anche contro le nazioni europee.

In questo contesto imprevedibile la parola d’ordine sarà prevenzione: i controlli nella città del Santo, saranno indispensabili per ridurre sul nascere ogni possibile scenario terroristico. Come già fatto in passato, d’altronde.

Come nel periodo a cavallo tra il 2016 e il 2017, capitolo nero per il terrorismo dell’Isis in Europa. In quegli anni la città del Santo era corsa ai ripari stilando una lista di cinquantasei luoghi considerati vulnerabili a possibili attentati (individuata, in quel caso, dalle squadre speciali dell’Arma dei carabinieri).

Oltre alla Sinagoga, alle basiliche e alle strutture sanitarie, erano stati inseriti il Comando logistico nord dell’Esercito (la caserma “Salomone” di Prato della Valle), il comando Legione Veneto e interregionale Vittorio Veneto dell’Arma dei Carabinieri, i consolati di Canada (piazzale Stazione), Mali, Moldavia e Perù, oltre a diversi cinema, teatri, centri commerciali e megastore in città e in provincia.

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