Alunni cinesi e studenti del Liceo europeo “salvano” il Magarotto

La continuità scolastica ed educativa del convitto Magarotto, in via Cardinal Callegari, all’Arcella, è garantita dai nuovi 40 soggetti che frequentano l’istituto italo-cinese di via Andrea Palladio, distante 800 metri. In genere si tratta di ragazzi cinesi, i cui genitori vivono e lavorano in paesi della provincia oppure in altre località più lontane. Un altro supporto per la “sopravvivenza” del Magarotto è data dall’apertura della succursale cittadina del Liceo classico europeo dell’Educandato San Benedetto di Montagnana, guidato dalla preside Emanuela Veronese, nominata reggente al convitto dell’Arcella. La sede staccata, inserita all’interno del Magarotto, ha attualmente due classi: una nuova prima con 30 alunni e una seconda con 20. Cinquanta studenti che però non sarebbero stati sufficienti a salvare lo storico convitto per i sordi.
Oggi i convittori, provenienti da tutta Italia, sono appena 20, mentre tanti anni fa arrivavano a 100. «Questo succede perché tanti ragazzi sordi, con il supporto delle istituzioni locali e del docente di sostegno specifico, scelgono di studiare nelle scuole tradizionali e non specializzate», osserva la dottoressa Veronese. «In tutti i modi, grazie all’arrivo degli studenti cinesi ed all’apertura del Liceo europeo, dove alcuni corsi vengono effettuati in inglese e spagnolo, il convitto si è rimesso in carreggiata e non ci sono più preoccupazioni per l’immediato futuro».
La preside tira in ballo anche il progetto di ristrutturazione, fermo da anni. «Ho avuto una serie d’incontri con il sindaco Giordani, il presidente della Provincia, Bui, e un dirigente della Cariparo per un eventuale contributo. Il progetto per la ristrutturazione generale prevede una spesa globale di 3 milioni di euro. Bisognarifare gli infissi, i bagni, gli spazi ricreativi e tutta la facciata sud, ridotta ad un colabrodo. Tanti impegni a parole, ma, alla fine, il progetto rimane sulla carta. Eppure il Magarotto è parte integrante della storia di Padova e riqualificherebbe anche una parte importante dell’Arcella». —
Felice Paduano
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