Truffe agli anziani, è boom di denunce a Padova
Il comandante dei carabinieri La Rocca: «Un fenomeno subdolo che danneggia le vittime non solo dal punto di vista economico ma anche psicologico»

Le truffe agli anziani, e più in generale alle persone fragili, sono un crimine sempre più diffuso e subdolo, che solo nel 2024 ha portato a 56 denunce, con un incremento dell’86% rispetto all’anno precedente e 7 arresti.
L’Arma dei carabinieri pone particolare attenzione su questo fenomeno, che combatte con determinazione non solo per il danno economico, ma anche per le gravi conseguenze psicologiche che lascia.
Le vittime, spesso anziani soli e vulnerabili, oltre a perdere denaro, restano segnate da un profondo senso di colpa per essere state ingannate. A ciò si aggiunge una dolorosa percezione di inadeguatezza: la consapevolezza di non riuscire più a stare al passo con le insidie della modernità alimenta la percezione di una fragilità crescente legata all’età. Un dolore silenzioso che rende queste truffe ancora più devastanti.
«Le truffe più diffuse le possiamo dividere in due macro categorie: quella delle truffe telefoniche e quella rappresentata dai truffatori, quasi sempre in coppia, che si presentano direttamente alla porta di casa», spiega il colonnello Gaetano La Rocca, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri di Padova.
La truffa telefonica è un raggiro che si insinua tra le pieghe della quotidianità. «In genere», dice La Rocca, «tutto parte da una chiamata su un’utenza fissa, spesso recuperata dall’elenco telefonico. L’anziano risponde, magari intuisce che qualcosa non va e abbassa la cornetta. Ma il truffatore rimane in linea».
Una tecnica subdola, quasi teatrale. «Quando la vittima rialza la cornetta e compone il 112, in realtà non chiama nessuno: dall’altra parte c’è ancora il truffatore, che continua a recitare il copione del raggiro».
A quel punto entra in scena l’inganno più grave. «Chi telefona si finge maresciallo dei carabinieri o avvocato», prosegue La Rocca, «e racconta che un familiare della vittima è rimasto coinvolto in un incidente. Dice che servono soldi, subito: come cauzione per evitare l’arresto o, peggio ancora, per pagare cure urgenti. La vittima, presa dal panico, accetta. A quel punto alla porta si presenta un falso incaricato per ritirare il denaro».
Il consiglio dei carabinieri è semplice, ma fondamentale: «In casi del genere, non usare lo stesso telefono da cui è partita la chiamata sospetta. Bisogna comporre il 112 da un’altra linea, magari un cellulare, così da avere la certezza di parlare davvero con le forze dell’ordine».
Un altro tipo di truffa telefonica molto comune è quella del finto congiunto, un inganno che si basa sul creare un’emergenza fittizia. «In questo caso il truffatore si spaccia per un parente dell’anziano, dicendo che ha urgente bisogno di denaro. Così, incarica un complice di andare a ritirare i soldi dalla vittima».
L’anziano, preso dalla preoccupazione, accetta senza pensarci troppo. «Questo è solo uno dei tanti stratagemmi usati dai truffatori, che sono sempre più esperti nel manipolare le emozioni e le paure delle persone vulnerabili».
Non è finita. Ci sono poi le chiamate al cellulare da numeri apparentemente riconducibili a istituzioni, come la caserma dei carabinieri, gli enti fornitori delle utenze domestiche o addirittura la banca. «I truffatori, grazie a software sofisticati, sono in grado di camuffare il numero da cui chiamano», spiega La Rocca «L’obiettivo è carpire dati sensibili, come i codici dei conti correnti».
L’altra macro-area nel campo dei raggiri è quella rappresentata dai truffatori che si presentano direttamente a casa dell’anziano, spacciandosi per forze dell’ordine o incaricati di enti locali.
«In molti casi si fingono carabinieri che stanno svolgendo indagini su banconote false e chiedono di visionare tutti i risparmi, per un controllo. Durante questa fase, sostituiscono le banconote con soldi falsi o le portano via senza che la vittima se ne accorga».
Un altro inganno comune vede i truffatori mascherarsi da finti incaricati dei servizi sociali, dell’Usl o delle società fornitrici di servizi come gas, luce o acqua. «Mentre uno distrae l’anziano, l’altro visita le stanze della casa e sottrae oggetti di valore».
In alcuni casi, i truffatori si fingono addirittura incaricati di controllo per guasti. «Parlano di una fuga di gas e convincono l’anziano a mettere i suoi preziosi in una busta da infilare nel congelatore, che essendo coibentato li proteggerebbe dalla rovina. Ma, naturalmente, i soldi spariscono».
A fronte di questi raggiri, i carabinieri hanno elaborato una serie di utili consigli per proteggersi. «Il primo è diffidare sempre delle apparenze», afferma La Rocca, «e non ammettere sconosciuti in casa. Le forze dell’ordine non chiedono mai denaro, e se qualcuno dovesse farlo, è un chiaro campanello d’allarme».
Il colonnello suggerisce anche di limitare le confidenze al telefono e, se la persona dall’altro capo non convince, di prendere tempo e chiamare il 112. «Gli enti e le società che forniscono servizi, come luce e gas, non mandano mai dipendenti per riscuotere pagamenti a domicilio, e avvisano sempre in anticipo le uscite dei tecnici».
Inoltre, La Rocca raccomanda di non condividere mai al telefono dati sensibili o informazioni sui conti correnti. «La prudenza è fondamentale: se qualcosa sembra strano, non esitate a chiedere aiuto», conclude. Per ulteriori informazioni e consigli, è possibile visitare il sito ufficiale dei carabinieri all’indirizzo www.carabinieri.it.
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