Amber all’attacco: «Il Marco Polo è mal gestito»

VENEZIA. Una gestione dai risultati modesti, un grave deficit relazionale con le autorità regolatorie, operazioni in conflitto di interesse. L’uso dell’aeroporto di Venezia quale bancomat degli interessi di Finanziaria Internazionale, seduta su una montagna di debiti. Joseph Oughourlian, 42 anni, finanziere franco armeno presidente di Amber Capital Italia, alza il tiro sulla Save di Enrico Marchi: «Una società molto mal gestita e molto inefficiente». Dal dicembre 2012 il fondo americano ha iniziato a rastrellare titoli dell’aeroporto di Venezia, considerato un asset promettente: attualmente detiene il 18 per cento delle quote. E ritiene Marchi, tutt’altro che intenzionato a farsi da parte, un ostacolo alla crescita della società. Ma dopo il terremoto alle Generali, con l’uscita di Perissinotto e l’arrivo di Mario Greco, l’inchiesta giudiziaria triestina sulle operazioni «opache» che coinvolge Finanziaria Internazionale e Palladio Finanziaria e dopo il reset imposto da Bankitalia al consiglio di amministrazione di Veneto Banca con il ridimensionamento del manager Vincenzo Consoli, adesso il prossimo obiettivo è proprio Enrico Marchi, l’uomo che si è fatto regalare dall’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan il terzo aeroporto d’Italia.
Oughourlian, perché siete entrati in Save?
«Perché il titolo era sottostimato dal mercato e abbiamo visto un buon affare. E poi perché crediamo che nel prossimo futuro Marchi, che è molto indebitato, sarà costretto a vendere il suo pacchetto di quote. Crediamo inoltre che la società abbia molti margini di miglioramento, se ben gestita»
Per quali ragioni la società non è guidata in maniera efficace?
«Ci sono tre aspetti di mala gestio. Il primo riguarda gli investimenti: da dieci anni al Marco Polo mancano significativi miglioramenti strutturali, basta vedere la lunga passeggiata a cui si costringono i passeggeri che arrivano in motoscafo da Venezia. Non è degno di uno scalo internazionale»
Cos’altro?
«Il business aeroportuale gode di una significativa leva operativa: alla crescita del traffico corrisponde una crescita superiore del risultato operativo. In Save questa equazione non funziona. Il traffico di Venezia è cresciuto, negli ultimi quattro anni, del 30 per cento (da 6,2 a 8,5 milioni di passeggeri), i margini solamente del 15 per cento. Ciò vuol dire che non si è lavorato sui costi, sull’efficienza della società».
Il terzo aspetto di mala gestio?
«Proprio per queste ragioni abbiamo cominciato a guardare dentro ai bilanci di Save. E abbiamo scoperto un sacco di cose un po’ strane. Ad esempio, abbiamo scoperto contratti tra Finanziaria Internazionale e Save per un corrispettivo di oltre cinque milioni di euro. Marchi è contemporaneamente presidente di Finint e presidente di Save, quest’ultima quotata. Ma cosa c’entra Finint, che fa cartolarizzazioni, con il business aeroportuale? Le operazioni con le parti correlate sono una cosa delicata, la trasparenza dev’essere rigorosa. Ritengo questo comportamento, e chissà quanti altri, non opportuno: si tratta di operazioni in conflitto di interesse che non vanno bene».
Marchi accusa le istituzioni pubbliche di ostacolarlo.
«Lui ha preso il controllo dell’aeroporto in maniera bizantina e bizzarra, lo sanno tutti. Lui cerca di spostare il dibattito sempre su altro. Ma siamo delusi dalle sue risposte. Quanto alle tariffe, altri scali - vedi Roma e Milano - hanno ottenuto molto di più nel contratto di programma. Questo forse è dovuto alla scarsa preparazione della società su materie regolatorie e al grosso baccano fatto nel periodo di negoziazione: il muro contro muro non ha pagato, anzi ha penalizzato fortemente gli azionisti della società»
Nell’ultima assemblea avete rivolto pesanti critiche al sistema di governance. Cosa c’è da cambiare?
«Nella Save c’è un presidente-amministratore delegato che decide e comanda su tutto. Poi ci sono altri due amministratori delegati, che non contano nulla. Questo non va bene. Nella governance della società va separata la figura di presidente da quella del management e distribuite le deleghe in modo più equilibrato. Adesso Marchi può autorizzare pagamenti fino a 300 mila euro, gli altri fino a 10 mila»
Finora però le cose sono andate bene: e Save ha sempre distribuito dividendi.
«Marchi è molto indebitato e fa fatica a pagare i debiti, soprattutto da quando è tramontata la sua stella in Generali. La sua strategia in Save, in questi anni, è stata erratica: prima ha investito molte risorse per diversificare dal business aeroportuale. Poi, quando ha perso l’appoggio del cugino di Trieste e ha dovuto restituire il bond con Generali, ha cambiato improvvisamente strategia e messo sul mercato gli asset non più strategici»
Save ha deciso, dopo la vendita di Airest, di distribuire un dividendo straordinario. Perché avete votato contro?
«La storia del dividendo straordinario è emblematica di questo atteggiamento. Marchi aveva bisogno di soldi per chiudere le sue posizioni con Generali e ha deciso di distribuire un dividendo straordinario di più di 100 milioni, frutto della vendita di Airest, peraltro realizzata alcuni mesi dopo. Cose mai viste, questo è un modo per fare cassa con Save, privando la società degli investimenti necessari allo scalo».
L’accusa è quella di usare Save come bancomat di Finanziaria internazionale e degli affari di Marchi. È così?
«Noi siamo molto preoccupati, perché vediamo una società che è gestita male e che potrebbe produrre molta più ricchezza, a beneficio dello scalo e del territorio. Marchi non è abituato alle critiche in assemblea. Dice che lui rappresenta il territorio, la veneticità, il sistema: in realtà fa molta confusione. Ma noi non vogliamo rispondere agli insulti con insulti. A noi interessa che Save sia gestita meglio di come lo è tuttora, che restituisca ricchezza ad azionisti e territorio».
Marchi dice che siete degli speculatori.
«Noi siamo azionisti di minoranza che intendono salvaguardare il proprio denaro e quello degli investitori che ce l’hanno affidato. Nel Veneto abbiamo investito anche in Danieli e Ascopiave, perché riteniamo siano profittevoli. Saremo più felici se Save viene gestita meglio di ora: anche ma non solo per i nostri investitori».
Che cosa succederà nei prossimi mesi in Save?
«Marchi dovrà cambiare, ascoltare i nostri consigli. Ha perso la relazione con Generali e con i politici che lo hanno aiutato e questo ha creato per lui molte difficoltà. Noi pensiamo che esercitare la nostra pressione in questo momento e rivolgerci alla pubblica opinione possa servire a dare a Save un governo più efficiente»
Marchi potrebbe continuare per voi a fare il presidente?
«Se fa le cose che abbiamo proposto sì, why not?»
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