Amianto, settemila casi padovani

Ora dopo ora, giorno dopo giorno e anno dopo anno hanno passato la vita ad imbustare talco. Ma dentro quella polvere bianca e profumata si nascondevano tracce di amianto. Ed ora, due dipendenti degli storici stabilimenti I. Kofler s.a. s. di Padova devono fare i conti con una pesante eredità: ad entrambi è stato diagnosticato il mesotelioma pleurico.
La grave forma di tumore, che raramente lascia scampo, può comparire anche quarant’anni dopo l’esposizione e può causare la morte nell’arco di due anni. I casi sono stati segnalati al Servizio di prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ulss 16 di Padova qualche settimana fa, in due momenti diversi. Uno di loro aveva chiesto aiuto ad un patronato sindacale per iniziare le pratiche del caso, mentre l’altro, in seguito alla nefasta diagnosi, era stato segnalato dal personale medico. Al momento se ne stanno occupando Enzo Merler e Francesco Gioffrè che gestiscono dal 2001 il Registro regionale veneto dei casi di mesotelioma collocato allo Spisal dell’Ulss 16. Il loro compito è identificare tutti i casi di mesotelioma sul territorio e analizzare la storia professionale, residenziale e ambientale degli ammalati.
Tra pochi giorni tutto andrà in mano all’Inail. Ad oggi sono circa 7000 i padovani viventi che nel passato sono stati esposti all’amianto. Solo nelle Officine meccaniche Stanga hanno lavorato più di 2000 persone, 80 i pensionati già morti per mesotelioma pleurico e asbestosi. Alla lunga lista si aggiungono anche i due ex dipendenti dello stabilimento Kofler ultrasettantenni, ultrasettantenni e sono in tutto 30 i loro compagni di lavoro potenzialmente a rischio di mesotelioma.
L’industria di prodotti per la cosmesi in via Bronzetti era particolarmente attiva negli anni ’50. Oggi le raffinate scatole che contenevano il talco profumato in busta sono ancora ricercate dai cultori del vintage. La polvere essiccante e dall’effetto rinfrescante veniva utilizzata anche come polvere da massaggio. Anche un massaggiatore ormai in pensione, che lavorava nella zona di Abano Terme, è stato colpito da mesotelioma pleurico. In passato tracce di amianto potevano essere presenti nel talco perché le cave dalle quali era estratto erano attraversate da filoni del pericoloso materiale e durante l’estrazione non si prestava attenzione visto che ancora erano sconosciuti gli effetti cancerogeni.
A partire dal 1973 tutti i prodotti a base di talco devono essere per legge privi di amianto. La compresenza di asbesto e talco è da ricercarsi nella natura delle materie prime, al tempo della formazione primordiale del nostro pianeta.
«La quantità della fibra di amianto contenuta nel talco borato da bagno era troppo poca per causare danni rilevanti ai consumatori. Gli ex dipendenti invece respiravano quotidianamente grosse quantità». specifica Gioffrè. Si parlerà delle conseguenze dell’amianto giovedì durante il convegno organizzato dalla Fondazione Vittime dell’amianto “Bepi Ferro” all’Aula Magna del Bo. Gli esperti faranno il punto della situazione per affrontare gli aspetti di sorveglianza sanitaria con l’obbiettivo di abbassare la mortalità.
Elisa Fais
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