Ancora una spaccata: assalto all’Arcella, raid al Miyo Sushi

PADOVA. Spaccata numero quaranta e passa in un ristorante giapponese di via Aspetti. Di sabato sera. Con le pattuglie di polizia e carabinieri in ogni angolo del centro. Gli spacca-vetrine continuano a inquietare i ristoratori padovani, nonostante tutto.
Il locale derubato stavolta si chiama Miyo Sushi e si trova nell’edificio dove fino a due anni fa c’era il ristorante pizzeria Dazio. Il gestore è un imprenditore cinese dal nome impronunciabile che tutti chiamano “Federico”. Ieri sera, come di consueto, ha lavorato fino alle undici della sera, poi ha incaricato i dipendenti di fare le pulizie di base e verso mezzanotte (minuto più minuto meno) se ne sono andati tutti. Intorno a mezzanotte e mezza suona l’allarme anti intrusione. Il danno è fatto.

Il primo ad arrivare sul posto è un incaricato della vigilanza privata. «Ho visto un ladro fuggire ma non sono riuscito a rincorrerlo», dirà poi ai carabinieri, che arrivano qualche minuto dopo. La dinamica è facile da ricostruire. C’è una veranda esterna che si affaccia su via Bono da Ferrara. Il ladro è entrato da lì. Con un piede di porco ha mandato in frantumi la vetrata della porta che consente l’accesso al locale e poi si è avventato sul registratore di cassa come un avvoltoio. Ha arraffato la bellezza di 33 euro ed è scappato tra le viuzze dell’Arcella.

E adesso ancora tutti a spaccarsi la testa su come sia possibile tutto ciò. L’ora, prima di tutto. Di sabato sera. Tutto si può pensare, tranne che un locale sia vuoto e chiuso e vulnerabile a mezzanotte e mezza di sabato notte. La zona, poi. Fino a questo momento il fenomeno delle spaccate ha interessato nelle stragrande maggioranza dei caso il centro cittadino. Una sola incursione in periferia è stata fatta con il colpo in via Martiri Giuliani e Dalmati, ma per il resto tutti i furti sono concentrati dentro le mura. E lì gli strateghi della pubblica sicurezza stanno concentrando gli sforzi. Se l’allarme dovesse estendersi anche all’Arcella, la faccenda si farebbe ancora più complicata. Se non altro per l’estensione territoriale.
Il caso è quindi nelle mani dei carabinieri, a cui sabato notte era stata assegnata quella zona. Sono stati fatti i rilievi con la squadra Scientifica, è stato sentito il vigilante e ora i militari stanno cercando di capire se ci sono immagini buone della videosorveglianza. Perché il Miyo Sushi monta delle telecamere ma non si sa se sono funzionanti. Il gestore stesso, Federico, non lo sa. «Le ho installate due anni fa ma non c’è mai stato bisogno di scaricare le registrazioni, dunque non so se funzionano ancora» dice mentre osserva a terra quel che resta della vetrata. —
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