Animali immolati in memoria di Abramo

I capi scelti sono poi stati portati nei macelli per essere sgozzati secondo il Corano e consegnati

ANGUILLARA. La “Festa del Sacrificio”, in arabo “Eid Al-Adha”, viene celebrata dai musulmani di tutto il mondo per ricordare la prova di Abramo chiamato ad immolare il proprio figlio Ismaele. Mentre il padre stava alzando il pugnale un angelo lo fermò e gli ordinò di sacrificare invece un montone. I fedeli ricordano e celebrano pertanto la totale e indiscussa sottomissione a Dio, ripetendo il sacrificio rituale. La vittima sacrificale, un ovino ma anche un caprino o un bovino, deve essere fisicamente integra e un capo basta per più persone, fino a sette. La carne viene divisa in tre parti, una da consumare subito in famiglia, la seconda in un momento successivo e la terza da destinare ai poveri che non possono permettersi di acquistare un animale. La preghiera resta la componente fondamentale della ricorrenza, ma la modalità del sacrificio rinfocola le polemiche sul rito di macellazione islamica, che prevede lo sgozzamento degli animali. Ad occuparsene deve essere un fedele musulmano, in stato di purità, che dopo aver pronunciato la formula “Nel nome di Dio, Dio è il più grande”, servendosi di un coltello affilato recide con un taglio secco la vena giugulare e gli altri vasi del collo, per consentire al sangue di defluire. Solo in questo modo la carne sarà purificata e potrà essere consumata dai musulmani.

A Cartura, come in altri macelli autorizzati a seguire il rito islamico, gli animali nel momento del taglio della giugulare vengono anche storditi con l’elettronarcosi, una scarica elettrica che provoca la perdita di sensibilità, praticata anche nelle altre macellazioni. La tecnica islamica, autorizzata da oltre trent’anni nel nostro Paese, è controversa ed è giudicata cruenta perché porta al dissanguamento dell’animale. I musulmani invece sostengono che non è affatto così e che l’animale anzi soffre di meno proprio perché viene subito interrotto il flusso di sangue al cervello. (n.s.)

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