Annegato nel fango L’investitrice 19enne rischia il processo

È annegato nell’acqua e nel fango della canaletta dov’era finito con la sua bicicletta dopo essere stato tamponato da una Mercedes. Una morte lenta, avvenuta in quattro, forse cinque minuti. Asfissia meccanica provocata dall’ostruzione dei canali del respiro: ecco la causa tecnica del decesso del 18enne Ihab Abou El Seoud, studente di Levada di Piombino, tamponato la notte del 31 marzo e volato in un fossato. Un fossato in cui era piombato vivo, solo svenuto. Nessuna frattura cranica: si sarebbe salvato Ihab. Ma quella macchina ha proseguito la corsa. E ora rischia il processo per omicidio stradale e per fuga da incidente e violazione dell’obbligo di prestare soccorso Elena Marazzato, la ventenne di Trebaseleghe, al volante della Mercedes investitrice (avvocato Fabio Pinelli).
Il pm Luisa Rossi ha chiuso l’indagine e si prepara a sollecitare il processo. Gravi i reati contestati alla ragazza che, quella sera, aveva tirato dritto. E si era presentata solo l’indomani dai carabinieri giustificandosi: «Era buio, non l’ho visto».
Sono circa le ore 23 del 31 marzo in via Gattoeo, tra le frazioni di Silvelle e Torreselle: Ihab, che frequenta il corso Alberghiero all’Enaip di Noale, sta rientrando a casa dal ristorante di Trebaseleghe dove fa uno stage.
Dal buio sbuca la Mercedes che sta correndo nella stessa direzione di marcia e urta il ciclista: troppo alta la velocità rispetto alla visibilità della zona.
Il 18enne viene sbalzato insieme alla sua bici e fatto volare in aria prima di cadere nel fossato pieno di fango e acqua.
Nessuna lesione ha giustificato il decesso che, all’inizio, era stato attribuito alle conseguenze dell’incidente tanto da essere qualificato come “morte istantanea” nel referto del Suem. Scrive il professor Guido Viel nella consulenza trasmessa alla procura: «L’autopsia ha escluso una frattura della base cranica e lesioni dell’apparato osteoscheletrico tali da comportare un decesso immediato». La morte è stata provocata «da asfissia meccanica violenta». Una conclusione condivisa dal consulente della famiglia della vittima (il dottor Silvano Zancaner). Famiglia tutelata dall’avvocato Lucia Serena Occhineri. Il corpo era stato trovato quasi tre ore più tardi dal padre Sarwat Abou El Seoud e dalla sorella Henda. —
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