«Anni in prova, mai regolarizzati siamo pronti a fare causa a Osti»

padova. Non è un buon periodo per Roberto “Romi” Osti. Nei giorni scorsi l’editore del canale La9 ha dovuto accettare la sentenza della Corte d’Appello di Venezia che lo obbliga a demolire la sua terrazza abusiva all’ultimo piano della Torre Medoacense in largo Europa, mentre oggi torna a subire gli attacchi di alcuni lavoratori mai assunti. In cinque hanno manifestato la loro rabbia fuori la sede della televisione La9 (canale 76 del digitale terrestre) in via Venezia, chiedendo ad Osti di regolarizzare la loro posizione e saldare i debiti. Si tratta di Maela, Antonella, Mattia, Monica e Ornella, tutti ingaggiati per un periodo di prova come televenditori di abbigliamento, ma mai regolarizzati contrattualmente neanche dopo anni e ancora in attesa di una liquidazione. «Siamo stanchi di aspettare e di essere presi in giro dal titolare dell’azienda», hanno urlato sotto la sede di La9. «Sono entrata qui con tante promesse, ma non è stato fatto nulla di tutto ciò», racconta Monica, «e invece briciole e tanti turni per arrivare a prendere nulla».
promesse disattese
«Mi era stato promesso che dopo un periodo di prova avrebbero regolarizzato la posizione», aggiunge Ornella, «e in quel momento avevo bisogno di lavorare, quindi ho aspettato con pazienza. Ad oggi, dopo più di un anno che non lavoro, non ho ricevuto ciò che mi spettava». E poi c’è Antonella, che a La9 ci ha lavorato addirittura per 5 anni: «Finora ho visto solo qualche accenno ma niente di fatto, qualche cartina qua e là, ma nulla di serio. I miei diritti non si toccano». «Sono stati loro a cercarmi e onestamente credevo di aver trovato un angelo, invece poi è diventato un inferno», evidenzia Maela.
pazienza finita
«Ne abbiamo avuta fin troppa. Siamo stati alla Guardia di Finanza, all’Ispettorato del Lavoro e i nostri avvocati stanno lavorando per questo, ma al momento non ci sono novità». Ora sono tutti pronti a far causa all’editore, che secondo la loro versione li avrebbe illusi di poter ottenere un contratto, senza però mai sottoscriverlo. Assoldati con la proposta di un periodo di prova, i 5 avrebbero lavorato quindi regolarmente ben oltre il consueto collaudo, ma davanti alle richieste di regolarizzazione l’editore avrebbe sempre rimandato e preso tempo. —
Luca Preziusi
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