Aperto per cena e c’è anche l’infettivologo Multato e chiuso il locale Corte dei Leoni

Il titolare del ristorante ha servito i piatti oltre le 18. A un tavolo c’era Cadrobbi: «Non possono distruggere le categorie»
MALFITANO -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - CORTE DEI LEONI APERTO. IL TITOLARE EMANUELE BOCCARDO
MALFITANO -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - CORTE DEI LEONI APERTO. IL TITOLARE EMANUELE BOCCARDO



Una cena e un servizio di ristorazione regolare, come se non ci fosse alcun decreto a impedirlo e alcuna emergenza sanitaria in corso. È quello che è accaduto venerdì sera alla Corte dei Leoni, il ristorante in via Boccalerie di Emanuele e Gigi Boccardo. La cena è finita però con un blitz della Guardia di Finanza e degli uomini della Questura, che hanno multato il titolare e chiuso per 5 giorni l’attività. «Sono intervenuti con garbo, nessun blitz e con altrettanto garbo sono stati accolti. La mia è stata un’azione di resistenza ad un decreto inutile. Non siamo negazionisti, ma lavoratori» spiega Emanuele Boccardo, che gestisce con il padre Gigi il locale del centro storico.



Boccardo venerdì alle 18.30 ha regolarmente aperto il suo locale, ignorando volontariamente il provvedimento ministeriale che obbliga la chiusura entro le 18 per tutti i bar, ristoranti e pizzerie. Una disposizione presa dal Governo in accordo con la comunità scientifica per cercare di contenere i contagi da Coronavirus, che nelle ultime settimane hanno raggiunto numeri molto preoccupanti soprattutto in Veneto. Da quel momento in poi, in molte città d’Italia sono esplose proteste e tensioni nelle piazze, ma anche piccoli atti di protesta solitari. Come quello di Boccardo, che venerdì a cena ha aperto e ricevuto una dozzina di clienti, più qualche avventore casuale che si è fermato per un prosecco o uno spritz al volo.

Hanno consumato tranquillamente, nonostante anche per loro ci fosse il rischio di una multa salata. «Lo abbiamo fatto per manifestare la nostra contrarietà nei confronti di un provvedimento che riteniamo sia ingiusto» sostiene Emanuele Boccardo «e pur non negando assolutamente la gravità della situazione, non riteniamo che il problema sia da cercare nella ristorazione, nelle piscine o nelle palestre».



Dei dodici che hanno cenato venerdì sera qualcuno aveva addirittura prenotato, altri invece sono clienti abituali e in parte anche di passaggio. Tra questi anche Paolo Cadrobbi, infettivologo, fondatore dell’Arpav ed ex assessore regionale nella metà degli anni Novanta, in epoca pre Galan e al tramonto della Democrazia Cristiana, con Giuseppe Pupillo presidente: «È vero che questo virus è nato da un animale notturno, ma non è che questo virus si comporta come il pipistrello. Quindi non capisco che differenza di contagiosità c’è tra mezzogiorno e mezzanotte» ironizza Cadrobbi «e credo quindi che non si possano distruggere le categorie, ma piuttosto bisognerebbe investire nella medicina territoriale e nelle borse di studio per le scuole di specializzazione».



I Boccardo poi hanno regolarmente servito insalatina di carciofi e scaglie di stravecchio come antipasti, pappardelle ai porcini e tagliatelle nere all’aragosta per primo, e per chiudere un carrè di agnello scalzato, filetto di ombrina con carciofi saltati e filetto di manzo. Tutto ovviamente accompagnato da un buon vino.



Come prevedibile verso la fine del servizio in via Boccalerie ha bussato la Guardia di Finanza. «Non ci ha colto di sorpresa. Ce lo aspettavamo e li abbiamo ricevuti con la gentilezza che meritano, perché hanno solo svolto il loro lavoro» racconta Emanuele Boccardo «e loro si sono quasi scusati per essere intervenuti, ma esiste un decreto e devono farlo rispettare». Così è stato. Per i titolari infatti è scattata una multa da 280 euro, ossia la sanzione minima per la prima violazione, che poi raddoppia a 560 euro dalla seconda in poi. In più, da oggi, la Corte dei Leoni dovrà rimanere chiuso per 5 giorni anche a pranzo, costretto quindi a rinunciare totalmente al servizio in un momento di grande crisi economica: «Avevamo messo in conto tutto. Noi siamo convinti che il Governo stia sbagliando. Io devo pensare alla mia famiglia e a quella dei miei dipendenti, e quindi non possiamo più accettare qualsiasi decisione rimanendo in silenzio. Lo abbiamo fatto usando il nostro mestiere, certamente non sfasciando vetrine in piazza. Questi provvedimenti alimentano la rabbia sociale». —



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