Arcella, avvelenato il cane anti-droga: «Me lo hanno ucciso per vendetta»

ARCELLA. È morto York, il bellissimo Rottweiler di nove anni, che l’imprenditore di Borgomagno Emilio Masiero utilizzava per mandare via gli spacciatori, dai nigeriani ai tunisini che bazzicano in vicolo Tiziano Aspetti e nelle zone limitrofe.
«Me l’hanno ucciso per vendetta» taglia corto l’ex gestore della Capannina Arpax, a Torreglia «il veterinario, che ha constatato il decesso, non ha certo effettuato l’autopsia, ma ha confermato che la causa della sua morte va collegata a qualche boccone avvelenato che il mio cane ha mangiato sul prato di Borgomagno, dove attualmente, specialmente tra le 17 e le 21, bivaccano i nigeriani in attesa dei clienti. Ma quella gentaglia me la pagherà. La vendetta la servirò fredda quando quasi tutti gli spacciatori non si ricorderanno più di questa mia, brutta, dolorosa esperienza».
E Masiero si lascia andare ai ricordi. «Gli spacciatori avevano il terrore del mio cane» aggiunge «appena lo vedevano spuntare dall’incrocio con via Annibale da Bassano, dove c’è il negozio di ferramenta Longhin, si davano subito alla fuga. Io stesso più volte sono stato provocato e anche minacciato. Per fortuna ho sempre avuto sangue freddo. Non l’ho mai mollato contro nessuno e l’ho tenuto bloccato con una robusta museruola. York aveva un istinto naturale contro i delinquenti e in particolare contro gli spacciatori. Se la prendeva di più contro i malviventi di colore. Riusciva a individuare da lontano quali erano le persone senz’arte né parte che vivevano senza rispettare la legge. Ma adesso lasciatemi in pace- taglia corto - per me è come fosse morto uno di famiglia o il mio amico più caro».
Infine, Masiero lancia anche un appello alle forze dell’ordine e ai rappresentanti delle istituzioni. «La zona del Borgomagno è diventata invivibile anche per precise responsabilità politiche ed amministrative - aggiunge - nigeriani e tunisini, nonostante non ci sia lavoro per nessuno, continuano a venire ad abitare all’Arcella in massa. La buona volontà dei vigili, della polizia, dei carabinieri e dei finanzieri, in questo nuovo contesto sociale che si è creato nella zona del cavalcavia, non basta più. Occorre un piano d’emergenza. Bisogna andare casa per casa, come si fa, ad esempio, in Germania e in Svizzera per controllare chi e quanti ci abitano e bisogna effettuare controlli quotidiani capillari nei negozi etnici e nei phone center. Altrimenti tutto resterà sempre come oggi, e cioè insopportabile» conclude.
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