Assistenza agli anziani e decoro urbano: «Ecco cosa vorremmo qui all’Arcella»
Secondo incontro tra il Mattino e i residenti alla Casa di quartiere, tra lamentele e richieste: «Ma qui non si vive male». Tutti i temi trattati

All’Arcella non si vive male, ma ci sono svariati problemi da risolvere che riguardano soprattutto l’ambito delle strutture socio-sanitarie e la viabilità: dall’assistenza agli anziani ai marciapiedi sconnessi. In una sintesi estrema è questo il succo dell’incontro con i residenti che la redazione de il mattino ha organizzato ieri pomeriggio alla Casa di quartiere in viale Arcella 23. Segnalazioni puntuali, richieste precise come non potrebbe essere altrimenti per un quartiere di oltre 40 mila residenti, grande quando un piccolo capoluogo di provincia.
Le decine di persone che hanno preso la parola di fronte al vicedirettore del mattino Paolo Cagnan hanno fatto emergere l’amore per il loro quartiere, dal quale non se ne andrebbero per nessun motivo.
Carlo Ridolfi, vice presidente della consulta del quartiere 2 Nord ,ha ricordato la necessità di ulteriori nuovi spazi verdi a disposizione della cittadinanza, sottolineando le molte iniziative sportive esistenti e il ruolo importante svolto dalle associazioni e dai patronati, lamentando al contempo la necessità di più iniziative culturali.
Un problema di territori l’ha posto Franca Sartori ribadendo le diverse criticità della zona di Pontevigodarzere «visto che il quartiere si chiama Arcella Pontevigodarzere». Sartori ha ricordato l’impegno svolto a favore dei più piccoli con “Organizziamo la speranza”, un progetto in itinere: coinvolte molte realtà associative e cooperative che lavoreranno sulla povertà educativa.

Il problema socio-educativo delle famiglie di origine straniera è stato posto dall’ex preside Francesco Arnau: «Nel quartiere servono più mediatori linguistici, ad esempio per far capire ai medici le richieste e le domande dei pazienti. All’ex Coni vedrei bene spazi dedicati ai bambini e soprattutto ai piccoli stranieri. Alcuni servizi del centro potrebbero essere spostati all’Arcella, a partire da una sala teatrale».
Distretto da potenziare
Ma il punto più dibattuto riguarda il distretto dell’Usl di via Temanza: «È ristretto sia nello spazio che nei contenuti, bisognerebbe trasformarlo in una casa della comunità».

Sul tema sono intervenute anche le sorelle Rao e la signora De Robbio: «Vedere anziani stipati al distretto per richiedere i pannoloni in Assistenza domiciliare integrata fa pensare che serva riqualificare quello spazio per poter offrire un servizio migliore. C’è un problema abitativo con molti anziani allettati in casa e alcuni rischiano lo sfratto dopo l’acquisto di alcuni palazzi da parte di grandi società».
«Sono centinaia gli anziani che vivono soli, bisognosi di assistenza – ha proseguito nell’analisi del problema Elena Rizzato, Comunità Sant’Egidio – questa, voglio sottolinearlo, è una grande emergenza. Bisogna che tutti abbiamo cura del nostro vicino di casa».

«Grave anche che sia stato chiuso il Cup dove ci sono anche molti anziani» ha aggiunto la consigliera Etta Andreella. Rocco Castrignano manifesta sorpresa: «L’Arcella non ha una casa di comunità e serviva realmente».
Marisa Ranieri si è poi soffermata sul decoro e sull’educazione al rispetto: «È essenziale un comportamento igienico-sanitario corretto da parte di tutti i residenti per tenere vivibili gli spazi comuni: andrebbero fatti volantini multilingue».

Recuperare il dibattito urbanistico di vent’anni fa al tempo della lotta contro le Torri Gregotti è stato il monito di Marzio Sturaro, ma andando oltre: «Pensare e costruire delle reti di pronto intervento di tipo infermieristico è un problema di prima necessità – ha aggiunto – E poi riconoscere il fatto che il quartiere è pieno di persone per le quali servono elementi di facilitazione di inserimento: nelle farmacie, uffici postali, servono mediatori linguistici e culturali. Poi ritengo che serva avere luoghi per preghiera a disposizione di tutti, di qualsiasi religione».
Rita Furlan ha posto l’attenzione sugli adolescenti tra i 10 e i 15 anni, quelli più a rischio: «Ci sono molti minori non accompagnati alloggiati dalle cooperative. Dove vivono e che tipo di protezione hanno?».
Micromobilità e troppi sensi unici

Giovanni Bettin l’Arcella la conosce come le sue tasche visto che ci vive dal 1955: «Molto è stato fatto, un grande problema è la micromobilità: una miriade di sensi unici e percorsi cervellotici. Manca una visione generale. Poi c’è il nodo della viabilità nord a Pontevigodarzere».
Luisa Molinari racconta di marciapiedi disastrati: «Io e le mie amiche siamo cadute tutte. C’è troppo traffico e le biciclette e i monopattini vanno sui marciapiedi».

Franco Vanzan auspica di collegare le aree verdi con percorsi pedonali e ciclopedonali e crede che «il futuro non è costruire solo centri commerciali».
Anna Basalisco ha apprezzato la zona 30 km/h di via Guicciardini («ora c’è più sicurezza»), e apprezza che la spina verde di via Bordignon venga utilizzata da tanta gente: «Le passeggiate di quartiere sono importanti. Ora serve dare continuità e mettere più segnaletica. Inoltre vanno mappati i percorsi dei ragazzi e dei bambini, anche quelli di origine straniera».
Il problema delle buche viene sollevato anche Giorgio Fasolo. Un coro di voci per un quartiere che è un mondo.
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