La politica padovana guarda all’Arcella: le elezioni si decidono qui

Quarantamila abitanti, il quartiere più popoloso, è l’ago della bilancia. Bitonci realizzò la sede dei vigili, Giordani ha puntato sulle riqualificazioni: perché lo scontro tra candidati si concentra sempre in quest’area

Gianni Belloni
Due manifestazioni elettorali all’Arcella: a sinistra Massimo Bitonci con i militanti della Lega, a destra Sergio Giordani con esponenti del Pd e del mondo civico
Due manifestazioni elettorali all’Arcella: a sinistra Massimo Bitonci con i militanti della Lega, a destra Sergio Giordani con esponenti del Pd e del mondo civico

Le elezioni a Padova si decidono all’Arcella. Quarantamila abitanti, il quartiere più popoloso, è l’ago della bilancia in una città dove la conquista di Palazzo Moroni è contendibile da entrambe gli schieramenti. Ed è una sfida a colpi di immaginario.

La politica si nutre di immaginari e l’Arcella, a livello cittadino, ne è un potente generatore: la periferia per antonomasia, insicura o vitale, marginale o innovativa, conflittuale o tollerante.

L’Arcella è il quartiere del degrado fin dagli anni ’90 dopo la chiusura delle industrie, l’insediamento in tempi relativamente rapidi di cittadini immigrati grazie ai prezzi più abbordabili degli alloggi, l’esistenza di edifici e di aree in disuso, il proliferare dello spaccio.

A questa immagine che perdura si è contrapposta negli ultimi dieci anni l’idea di un luogo vivace, aperto all’innovazione e alla diversità, culturalmente fertile.

Lo scontro politico

All’Arcella, in galleria San Carlo, il candidato sindaco della Lega, durante la campagna elettorale, insedia il suo quartier generale. Il primo consiglio comunale dell’era Bitonci si svolge all’Arcella, al palasport.

Sempre Bitonci istituisce in via Tiziano Aspetti una nuova stazione della polizia municipale e vara una discussa ordinanza: l’ordinanza “antikebab” che limita alle 20 l’orario di apertura degli esercizi commerciali nelle zone Borgomagno, prima Arcella, Codalunga.

Alle elezioni il quartiere volterà le spalle a Bitonci, forse punendolo del suo aggirarsi come in un territorio nemico a lui estraneo.

Sergio Giordani, il sindaco eletto con il centrosinistra, nel 2017, a sua volta nomina un consigliere delegato all’Arcella, prima Antonio Foresta e poi Simone Pillitteri. Quest’ultimo punta sulla costituzione di un laboratorio di attivismo impegnato nell’elaborare il racconto di un quartiere in trasformazione.

Si tratta di mettere in luce una miriade di pratiche, il palinsesto di molti percorsi sociali e culturali che trovano nell’Arcella il territorio più adatto per esercitarsi e promuovere l’identità di un quartiere che accoglie e favorisce i creativi, i soggetti in grado non solo di qualificare l’offerta culturale della città, ma di creare l’atmosfera quotidiana giusta, la way of life del quartiere tollerante, imprenditivo, giovanile, socialmente accogliente.

La giunta di centrosinistra, per altro, metterà a segno una serie di progetti come la creazione della piazza Ongaro-Basaglia e il Du30, la nuova mediateca finanziata con i soldi per l’edilizia residenziale pubblica.

Le contraddizioni

L’Arcella sembra destinata a rappresentare il fondale sul quale si proiettano i differenti stili di governo: lo sceriffo della tolleranza zero e l’animatore di comunità. E il conflitto sulla “zona rossa” da questo punto di vista è stato esemplare.

Ovviamente si tratta di una semplificazione molto grossolana: è stata la giunta di centrosinistra ad avallare lo sgombero di Casetta Berta in via Cardinal Callegari, una realtà sociale significativa e radicata nel quartiere, tanto per dire. La stessa realtà, poco dopo lo sgombero, animata dai militanti di Potere al Popolo, ha trovato posto duecento metri più a sud, in via Pierobon e oltre a buona musica e socialità offre consulenza sui temi dei diritti del lavoro. E non è l’unica realtà politica in quartiere.

Di segno completamente diverso in via Girolamo dal Santo 4 troviamo la sede di Forza Nuova, sotto le insegne del circolo il Bucranio. La Cgil da pochi anni ha investito sull’Arcella con ben due sedi, una in via Cardinal Callegari e un’altra, più aperta alle realtà sociali del quartiere, in Duprè. Anche il sindacato Adl Cobas ha una sede a Borgomagno non distante dallo storico centro sociale Pedro di via Ticino.

Un quartiere ad alta densità politica perché percepita – comunque la si veda – come laboratorio della nuova patavinitas che dovrebbe rigenerarsi lontano da un centro ossificato e museificato.

Pericoloso e insicuro o vitale, desiderabile e performante? La politica maneggiando l’immaginario semplifica, rendendo spesso più ardua la conoscenza e più insidiosi gli stereotipi.

Ma rimane terreno di investimento materiale e simbolico importantissimo: la giunta di centrodestra ci fa la sede dei vigili e la giunta di centrosinistra un progetto di rigenerazione urbana. Comunque sia dall’Arcella si passa.

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