Arcella, raccolte 1300 firme contro la zona rossa: «È un’etichetta negativa»
Il plico inviato a Mattarella per chiedere che l’ordinanza venga subito cancellata. I residenti: «Non è più il quartiere di una volta, adesso in strada c’è già sicurezza»

Sono 1.300 le firme raccolte dai residenti dell’Arcella in poche settimane. Una petizione inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere l’eliminazione della zona rossa su una porzione vasta del quartiere, che comprende quasi 40 mila abitanti. Un’etichetta che gli arcellani sentono come una ferita ingiusta, perché non racconta il volto vero del quartiere: un quartiere vivo, solidale, inclusivo.
«Con questa raccolta firme», spiegano i promotori, «abbiamo voluto esprimere dispiacere e disappunto per quella lettera scarlatta cucita sul cuore dell’Arcella sotto il nome di zona rossa. Un’etichetta che corrode invece di riqualificare».
Il valore della comunità
Chi vive l’Arcella quotidianamente sa bene quanto sia cambiata negli ultimi anni. I cittadini, le associazioni, le parrocchie, i commercianti hanno dato vita a un progetto collettivo, fatto di eventi, cura degli spazi, cultura, musica, dialogo. Non si tratta di negare le criticità – comuni a ogni grande area urbana – ma di non permettere che diventino l’unico racconto.
«È un quartiere che accoglie», racconta Francesco Valentino, musicista, «non solo per lo spazio fisico, ma per le persone che ci abitano. Qui le istituzioni e i cittadini collaborano per creare eventi e spinta culturale. È il segno concreto della riqualificazione». Dall’introduzione della zona rossa, secondo molti residenti, il quartiere non ha visto reali cambiamenti, se non un aumento nella partecipazione agli eventi. Come se la comunità avesse reagito a uno stigma che sente immeritato.
Otto anni di trasformazione
«Quando sono arrivato qui, otto anni fa, c’era più degrado. Ma oggi l’Arcella è un posto migliore, grazie alle iniziative di commercianti e cittadini», afferma Giuliano Biasio.
«Qui c’è chi sacrifica il proprio tempo per dare qualcosa agli altri. Dalla libreria che presenta i libri, al negozio di dischi che ospita eventi, al barbiere che organizza concerti in strada. È questa l’Arcella di oggi, non quella della cronaca riduttiva».
Anche il lavoro delle forze dell’ordine è riconosciuto e apprezzato. La loro presenza, costante e rispettosa, è uno dei pilastri della convivenza. Ma l’istituzione di una zona rossa così vasta rischia di produrre l’effetto opposto a quello desiderato: stigmatizzazione e timore, specie per chi non conosce davvero il quartiere.
Un quartiere che lavora
«L’Arcella è un quartiere già sicuro e vivibile», spiega Luca Rubartelli, «e la zona rossa non ha modificato la realtà. Le realtà socio-sanitarie e commerciali svolgono da anni un lavoro straordinario. Essere presenti, lavorare, partecipare sono già strumenti efficaci di sicurezza e integrazione».
Rubartelli, che pure amministra il Poliambulatorio Arcella – ieri frequentato per le visite mediche anche dai giocatori del Padova e dal neo acquisto Papu Gomez – sottolinea come l’area ospiti «eccellenze fondamentali per la città». Ecco perché la richiesta dei cittadini non è una polemica sterile, ma un appello costruttivo a rivedere le modalità di intervento. Un invito al dialogo, non alla negazione dei problemi.
Riqualificare con rispetto
Il termine riqualificazione è carico di speranza. Significa rinnovare, migliorare, restituire dignità. L’Arcella ha dimostrato di saperlo fare grazie all’impegno dei suoi abitanti.
Come Grazia Raimondo che, con il figlio al seguito, la bici e il caschetto in testa, lavora nella sua libreria e porta avanti l’associazione “Genitori per l’Arcella”: «Si può davvero lavorare sulle cose che mancano nel rione senza per forza fare tanta retorica o campagna elettorale. Basta agire e capire insieme su cosa intervenire per il bene comune.
Con l’associazione abbiamo segnalato i veri problemi del quartiere: il traffico, la sicurezza delle strade e delle ciclabili. Ci sono tante cose che si possono fare senza necessariamente parlare di degrado o di zona rossa».
Dello stesso avviso Sara Compagnin, che ammette come si sarebbe potuto intervenire anche senza zona rossa: «Tanto rumore per nulla, per questo esperimento che ha visto impegnate le forze dell’ordine, che anche prima facevano il loro lavoro».
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