Il ritorno dei bivacchi in piazzale stazione a Padova: «Ma negli ultimi mesi meno spaccio e degrado»

L’anno scorso era scoppiato il caso quando alcuni tossici da altre città avevano iniziato a fare uso

di droga in strada. Ora sono soddisfatti commercianti e tassisti: «Quest’anno la situazione è meno pericolosa, più vivibile»

In stazione a Padova sono tornati i bivacchi dei senzatetto
In stazione a Padova sono tornati i bivacchi dei senzatetto

 

Come l’arrivo delle rondini in primavera, i bivacchi in stazione sono un fenomeno tipicamente estivo.

Senzatetto padovani, ma anche vagabondi di altre città, in questo periodo dell’anno trovano nei portici del piazzale un luogo per ripararsi dalle notti. Non è uno scenario inusuale per i pendolari, ormai abituati a situazioni di disagio nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie – a Padova, come in altri capoluoghi italiani –. E infatti, in queste roventi giornate con temperature che hanno spesso e volentieri superato i 36 gradi all’ombra, una decina di persone hanno trovato rifugio nel piazzale anche di giorno, alla ricerca di sprazzi d’ombra sotto gli alberi.

Accade a distanza di due mesi da quando l’ordinanza prefettizia della zona ad alto impatto (in gergo comune, la zona rossa) ha cessato la sua efficacia nell’area dello scalo ferroviario. Uno scenario che, ad occhio più attento, si manifesta in maniera molto più blanda rispetto a quanto comunque accaduto nello stesso periodo degli scorsi anni.

«Sarà anche per i cantieri de tram, che hanno ostacolato alcune zone, ma ci sono molte meno persone che si “fanno” in giro», spiega un tassista in attesa di caricare i clienti nella corsia delle auto bianche del piazzale. D’altronde le immagini che si proponevano dodici mesi fa raccontavano una situazione molto più complessa: tossicodipendenti che si iniettavano dosi sulla pubblica via, sotto i portici, o all’ombra degli alberi. Come nulla fosse, sotto lo sguardo stupito – e a volte preoccupato – dei pendolari in transito.

«Questa estate i bivacchi sono meno», aggiunge un collega tassista, «e le persone che stanno in strada sono sempre le solite. Che però non danno troppo fastidio. Si fanno i fatti loro e non disturbano», riflette.

Che la zona rossa abbia avuto un suo effetto lo si deduce anche dall’opinione di commercianti ed esercenti di via Tommaseo: «La situazione è molto migliorata. I controlli della polizia, anche in borghese, continuano ad esserci», ha raccontato alcuni giorni fa il tabaccaio Nicola Donadello, che lavora all’inizio del tratto di strada che per anni è stata (nei suoi cento metri di lunghezza) la centrale del micro-spaccio cittadino.

Opinione simile anche quella di un negoziante che ha un’attività che affaccia sul piazzale della stazione: «La vivibilità dell’area è molto risalita ultimamente», osserva, «ma certe situazioni di degrado continuano ad esserci, anche perché non è solo una questione di controlli di polizia se la gente lascia sporco in giro. Sullo spaccio e la presenza di tossici, non posso che osservare che in questo momento va molto meglio».

D’altronde l’abuso di sostanze non è un fenomeno sempreverde. Anzi, riflette l’andamento dei controlli nei diversi capoluoghi della regione nonché dalla disponibilità di stupefacenti in vendita in strada. Chi vive in stazione, o meglio sotto i portici, riscontra proprio questo: «Ci sono alcune persone un po’ più pericolose, che quando si fanno diventano pazze», racconta L., senzatetto e con precedenti di abuso di crack.

«Ma questi tizi vengono allontanati persino da noi, proprio perché i primi a cui potrebbero dare problemi sono quelli che vivono così, in strada».

Non mancano insomma i consumatori di droghe, così come chi le commercializza, che inosservati e insospettabili riforniscono chiunque abbia il denaro per comprare: «Quest’anno, almeno per ora, non abbiamo visto momenti di violenza», conclude il senzatetto, «e alla fin fine noi, anche se la gente ci guarda con pregiudizi, ce ne stiamo qui tranquilli senza dare fastidio a nessun. È anche nel nostro interesse che sia così».

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