Archiviate le denunce per lo scout speed contro sindaci e vigili

SOLESINO. Abuso d'ufficio, falso, truffa, associazione per delinquere. Giusto per citarne alcuni. Sono i reati per cui, negli ultimi mesi, sono stati denunciati i sindaci di Solesino, Sant'Elena e Granze, assieme al comandante della polizia solesinese Maurizio Cavatton e all'amministratore delegato e al presidente di Sintel Italia, la società che produce lo “Scout speed”. Già, perché l'utilizzo del velox mobile da parte della polizia locale del distretto di Solesino - è in funzione dal 2013 - ha da sempre raccolto proteste e contrasti, portando amministratori e operatori a dover far fronte anche a undici tra querele ed esposti. C'era chi se la prendeva con la mancata omologazione dello strumento, chi con la scarsa pubblicità nell'uso dello stesso, chi con l'abuso di gradi utilizzati da Cavatton, chi con poco chiare “cortesie” tra enti pubblici e azienda Sintel, e chi ancora per i reati citati qualche riga sopra.
Accuse archiviate. Sulle accuse hanno indagato carabinieri, guardia di finanza di Este, finanzieri di Padova e il Tribunale di Rovigo ha persino disposto una perizia sullo “Scout speed” e sulla regolarità delle procedure di acquisto. L'autorità giudiziaria, vista la mole di lavoro e il tema pressoché identico, ha voluto radunare in un unico fascicolo tutte le denunce, che sono più di dieci. Nelle scorse settimane, il pubblico ministero Davide Nalin non ha chiesto alcun rinvio a giudizio, ravvisando l’«insussistenza di fatti», e il gip Alessandra Martnelli ha firmato il decreto di archiviazione di tutti i fascicoli.
Lo sfogo. Roberto Beggiato, sindaco di Solesino, tiene in mano il fascicolo di 700 pagine che raccoglie tutte le denunce e gli esposti contro colleghi e agenti di polizia. A nome di queste persone, il primo cittadino si sfoga: «Lo “Scout speed” è uno strumento legittimo, utilizzato in maniera legittima. Ora è giusto dirlo. E ancora: il Tribunale ha stabilito che i gradi di Cavatton erano e sono legittimi. Di degradato c'è soltanto il livello etico e morale dei soggetti che tanto hanno fatto e scritto per denigrare persone la cui correttezza è stata acclarata dai giudici. Quelli veri! Non da presuntuosi ed autoreferenziali sputa-sentenze». Senza fare nomi, i diretti interessati ricordano chi ha «aderito a questa squallida consorteria di calunniatori seriali. C'è il personaggio a cui è stato negato il porto di pistola a uso sportivo per mancanza di requisiti morali; c'è il ciarlatano che non presenta denuncia dei redditi dal 1983, indagato per truffa per aver venduto a un anziano del sale grosso facendogli credere che gli avrebbe guarito un tumore; c'è la “brava ed onesta persona che paga le tasse” colta in flagrante mentre rubava i soldi dalla cassa e per questo licenziata dai suoi colleghi di lavoro; c'è il politico ambizioso che ha tradito in più occasioni la fiducia dei suoi stessi colleghi di partito. E poi l'improvvisato esperto che chiede soldi per fare ricorsi che regolarmente perde, personaggi mossi da rancore, rondisti, giustizialisti e leoni da Facebook». Aggiunge Beggiato: «Con le loro iniziative hanno fatto perdere tempo a molteplici organi dello Stato e della pubblica amministrazione: Tribunale, Prefettura, Questura, Regione, Polizia, Ministeri, Difensore civico regionale, Corte dei Conti, Consiglio di Stato e altro ancora. Per avere come risultato il nulla assoluto. E costando spese a carico dello Stato per decine di migliaia di euro e la distrazione delle forze di polizia dal contrasto alla criminalità e dal controllo del territorio».
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