Arrestata la banda padovana dei permessi di guida falsi

Falsificavano le patenti per i loro connazionali marocchini con la compiacenza dell’ex titolare di un’autoscuola udinese. La Polizia stradale di Udine ha smantellato un’organizzazione criminale che...
Udine 24 maggio conf st polstrada Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 24 maggio conf st polstrada Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

Falsificavano le patenti per i loro connazionali marocchini con la compiacenza dell’ex titolare di un’autoscuola udinese. La Polizia stradale di Udine ha smantellato un’organizzazione criminale che dal 2015 procurava ai cittadini magrebini falsi documenti per convertire i permessi di guida marocchini in italiani. Era una vera e propria “fabbrica di patenti facili” quella messa in piedi dai fratelli Abdelfettah, Adel e Samir El Ibrahymy, unitamente a Tarik Samlak. I quattro sono stati raggiunti mercoledì mattina nelle rispettive abitazioni a Padova dai provvedimenti di custodia cautelare in carcere – richiesti dal pm Elisa Calligaris ed emessi dal gip Emanuele Lazzaro – e ora si trovano dietro le sbarre al Due Palazzi per associazione a delinquere specializzata in falsificazioni.

Fulcro di questo sodalizio, secondo gli inquirenti, era Maria Rosa Minisini, 78enne, ex titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche Mattiussi in viale Duodo a Udine, ma ancora operante a pieno titolo nell’autoscuola, coinvolta in un precedente analogo nel 2008, finita ora ai domiciliari. Complessivamente sono state denunciate circa 200 persone. Il filone d’indagine ha coinvolto le province di Udine, Ancona, Ferrara e Teramo. Sono 112 le patenti del Marocco sequestrate – 80 alla Motorizzazione di Udine – di cui 37 completamente false.

L’inchiesta è scattata l’anno scorso grazie all’intuito di un agente della Polstrada di Udine, oggi in pensione, che dopo aver seguito vari corsi di specializzazione in falsi documentali, ha dato seguito ai dubbi espressi dalla stessa Motorizzazione del capoluogo friulano. Controllando attentamente le patenti ha notato che due documenti di guida marocchini consegnati per la conversione in patenti italiane erano fasulli. La zigrinatura, i colori e la lucentezza non erano gli stessi di un normale permesso di guida. Gli inquirenti hanno così acquisito a ritroso i 112 fascicoli fino al 2015 scoprendo, attraverso un lavoro certosino, l’intera attività illecita.

A capo dell’organizzazione c’era Abdelfettah El Ibrahymi, riconosciuto da tutti come “Federico”. Era il referente per chi voleva conseguire facilmente la patente. Si avvaleva della sorella Adel e del fratello Samir che aveva il compito insieme a Tarik Salam di accompagnare i connazionali all’autoscuola. Maria Rosa Minisini, secondo quanto ricostruito dalla Polstrada, preparava i fascicoli e li portava in Motorizzazione. Bisognava pagare un prezzo, però, le pratiche che hanno un costo inferiore ai 200 euro, venivano a costare tra i 1. 500 e i 2. 000 euro, con notevole guadagno per il sodalizio criminale.



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