Assolto il medico Enrico Lazzaro
Ozonoterapia, nessuna responsabilità anche per tre ciclisti-pazienti

IL MEDICO. Enrico Lazzaro
Tutti assolti. Poco più di un'ora di camera di consiglio e il giudice di Este Linda Arata ha pronunciato la sentenza che libera da ogni responsabilità penale il medico sportivo aponense (con studio a Montegrotto) Enrico Lazzaro, tre ciclisti e i genitori di una nuotatrice quindicenne (all'epoca dei fatti), coinvolti in una complessa inchiesta per doping. Doping - secondo la pubblica accusa, il pm Benedetto Roberti che aveva chiesto la condanna per quattro imputati - praticato attraverso la somministrazione di farmaci via flebo o l'ozonoterapia con emotrasfusione destinata a ossigenare il sangue. Oltre a Lazzaro (difeso dall'avvocato Patrizia De Natale), sono stati assolti Simone Barbiero della Udace team Valentini, 42 anni di Torreglia, e Ylenia Colpo, tesserata Udace con il team Benato, 34 di Sant'Urbano (entrambi difesi dall'avvocato Tamara Fattore), Cristian Boscaro, tesserato Uisp con il team Garpell, 41 anni di Vigonovo (difeso dall'avvocato Samuel Lorenzetto) e i genitori della piccola atleta, un imprenditore dell'hinterland di Padova con la moglie (difesi dall'avvocato Alberto Toniato). Diverse le formule di assoluzione per il medico. Lazzaro è stato giudicato non colpevole, «perché il fatto non sussiste», in relazione alle accuse di aver ricevuto, occultato e poi rivenduto ad atleti (anche per interposta persona) farmaci vari, tra cui l'ormone Lutrelef, esercitando abusivamente la professione di farmacista e somministrando medicinali nell'ambito di pratiche mediche vietate pericolose per la salute. Era stato Natalino Moletta, padre del ciclista Andrea, a confessare di aver comprato da Lazzaro la fiala di Lutrelef a lui sequestrata dalle Fiamme Gialle e destinata al ragazzo: la difesa del medico aveva eccepito l'inattendibilità del teste. Assolto, sempre perché «il fatto non sussiste», pure dall'accusa di aver praticato l'ozonoterapia al di fuori di una struttura accreditata (il suo ambulatorio) senza le autorizzazioni dell'Usl 16. Assolti «perché il fatto non costituisce reato», invece, tutti gli imputati da un'altra contestazione: il dottor Lazzaro doveva rispondere di aver procurato e somministrato farmaci a scopo dopante, i tre atleti erano accusati di essersi sottoposti all'ozonoterapia e di aver assunto tramite flebo medicinali vari per potenziare le prestazioni agonistiche, mentre i genitori della quindicenne erano finiti sul banco degli imputati in quanto avrebbero deciso di sottoporre la figlia a ozonoterapia e a flebo per migliorare i suoi risultati in gara. Tutti i legali, depositando documentazione medica, hanno insistito sul fatto che gli atleti avevano delle patologie da curare con l'ozonoterapia. E hanno rilevato come non sia dimostrato dalla scienza medica che quest'ultima costituisca una pratica dopante.
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