Ater, dimezzato il valore degli affitti pagati In quattro mesi la morosità cresce del 7%

Incassati a marzo meno di 500 mila euro anziché un milione. Venti richieste di dilazione, tre da esercizi commerciali
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - QUADRILATERO PORTELLO
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - QUADRILATERO PORTELLO

PADOVA

Anche Ater e (soprattutto) i suoi inquilini hanno subito la catastrofe economica dovuta al Covid. Solo nel mese di marzo, gli introiti dai canoni per l’azienda territoriale di edilizia pubblica si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: da circa un milione di euro a meno di 500 mila. Più che per le casse dell’ente regionale, per cui è facile che si trovi una soluzione e certamente non rischia di fallire, i problemi finanziari riguardano le famiglie che vivono nelle case popolari, alle prese con l’assenza di entrate per via di cassa integrazione e mancanza di lavoro durante i due mesi pieni di lockdown. Nonostante la popolazione Ater sia soprattutto over 70, e quindi in diversi casi titolare di piccole pensioni che non hanno subito variazioni neanche durante il periodo peggiore della pandemia, molte sono anche le famiglie che si arrangiano con piccoli lavoretti saltuari. Lavoretti tutti saltati tra marzo e aprile, lasciando le famiglie sole con spese di affitto e bollette arretrate.



A Padova, nel mese di marzo del 2019, Ater ha incassato 963mila euro, mentre nello stesso mese di quest’anno ha riscosso poco più della metà: 498 mila euro. «Gli incassi dell’Ater però sono suscettibili di fluttuazioni da un mese all’altro» prova a smorzare il presidente Gianluca Zaramella, che ritiene il “buco” sostenibile e prevedibile. Nei primi 4 mesi di quest’anno però il tasso di morosità è aumentato del 6,84%, e sono arrivati altre 20 richieste, oltre a quelle passate e già in corso, di dilazione dei canoni (di cui tre da attività commerciali): «Sì, ma le ritengo cifre abbastanza in linea con quanto accade normalmente nella vita dell’Ater. Comunque esamineremo ogni richiesta per verificare l’esistenza di necessità oggettive» spiega Zaramella, che tende a minimizzare i dati ritenendoli “collaterali” rispetto ad una situazione già difficile per chi abita in case Ater «perché a livello di utenza si sono sovrapposti diversi fattori, e in particolare, oltre all’emergenza sanitaria, l’applicazione dei nuovi regolamenti e nuova legge in materia di canoni (legge che almeno in questo periodo ha bloccato gli sfratti, ndr). Sicuramente il Coronavirus ha influito sull’attività dell’Ater sotto diversi profili, anche a livello organizzativo, visto che l’azienda ha utilizzato in modo massivo e con successo lo smart working».



L’azienda territoriale gestisce a Padova e provincia 9.200 alloggi, di cui 7.300 di proprietà. Nonostante il calo delle entrate, Ater proprio in piena pandemia ha deciso di investire 30 milioni di euro per costruire nuove abitazioni e ristrutturare le vecchie. Attualmente Ater amministra 7.339 alloggi e 92 negozi in piena proprietà e 1. 880 abitazioni ricevute in gestione dai vari comuni padovani, in primis da Padova ovviamente. In cassa oggi ci sono a bilancio 18,4 milioni di euro destinati a realizzare 101 nuovi alloggi, per riqualificarne altri 28 e per effettuare la manutenzione straordinaria di altre 166 unità abitative, attraverso un intervento radicale di efficientamento energetico per ridurre drasticamente il costo dei servizi. Altri 10, 9 milioni di euro serviranno per opere di recupero e di riqualificazione su 147 alloggi e su altre 3. 800 unità abitative sotto forma di manutenzione e di pronto intervento. I restanti 2,8 milioni sono destinati ad altre 19 soluzioni abitative a vario titolo. Parliamo quindi di migliaia di famiglie, da anziani soli e malati, a coppie con due o tre figli, che nella maggior parte dei casi vive grazie a lavori molto precari e faticosi, oppure all’assistenzialismo. I disagi sono molti, e l’emergenza sanitaria ha contribuito a peggiorare la situazione di molti di loro. Alcuni tirano avanti grazie al reddito di cittadinanza, fino a quando ne avranno diritto. A loro, gli aiuti non sono arrivati perché non sono neanche previsti dai decreti governativi. Per molti non esistono. Famiglie fantasma costrette a contare i pochi spiccioli che possono spendere al giorno, che oggi hanno sulle spalle anche affitti e bollette arretrate. —



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