Atestina-Prealpi, dipendenti contro il Cda

«No al progetto di fusione con la Bcc di Tarzo. Bankitalia ha chiesto il ricambio totale dei vertici e loro vogliono evitarlo»
cesaro - ag.zangirolami - 03/05/2015 - este - Cinema Farinelli - assemblea BCC ATESTINA.nella foto: i dirigenti in assemblea.ph zangirolami
cesaro - ag.zangirolami - 03/05/2015 - este - Cinema Farinelli - assemblea BCC ATESTINA.nella foto: i dirigenti in assemblea.ph zangirolami

ESTE. Il verbale di chiusura ispezione della Banca d’Italia parla chiaro e sollecita i vertici della Bcc Atestina a «un ampio ricambio del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale esteso alle posizioni di vertice». Ed è per questo che i dipendenti della banca di credito cooperativo presieduta da Fabrizio Gastaldo (che ha chiuso il 2014 con un rosso da 12 milioni) sono disposti ad andare fino in fondo per evitare la fusione con Bcc Prealpi.

Una fusione che, secondo il progetto, vedrebbe la banca trevigiana incorporare il piccolo istituto cooperativo con sede a Este e che conta 2.700 soci e 11 filiali nella Bassa Padovana. Fin qui nulla di strano ma in realtà l’operazione non convince affatto i dipendenti. I quali ritengono che questo progetto risponda a un’unica esigenza. «Quella dei vertici dell’istituto di non dare corso alle prescrizioni imposte dall’Organo di Vigilanza in relazione agli esiti sfavorevoli della recente visita ispettiva».

Nel sollecitare una discontinuità nella gestione, il verbale di chiusura ispezione datato 30 giugno è chiaro. «Entro 30 giorni (dalla data del verbale, ndr) va convocata un’assemblea dei soci da tenere entro 45 giorni dalla convocazione per deliberare il ricambio degli organi sociali». Non dovrebbero certo essere gli attuali vertici, dicono i dipendenti in una lettera inviata a direzione generale e consiglio di amministrazione e alla Bcc delle Prealpi, a decidere sul futuro dell’istituto. E lo hanno ribadito anche ieri al direttore generale della Federazione Veneta delle Bcc. Non convincono la tempistica e l’assenza di contiguità territoriale: da Este a Tarzo, dove si trovano le rispettive direzioni generali, bisogna mettere in conto circa 150 chilometri. Come mai, hanno detto i rappresentanti del personale della Banca Atestina, le verifiche sul progetto di fusione con la Bcc dei Colli Euganei si sono protratte per più di tre anni e, invece, nell’arco di tre giorni si è deciso senza indugio che la soluzione giusta è quella di finire incorporati nella Prealpi? La frattura tra dipendenti – che sono anche soci – e vertici è profonda e a quanto pare insanabile. «Il personale» si legge in un passaggio della loro lettera «non ritiene di mantenere la fiducia su soggetti responsabili di aver condotto la Banca Atestina a una situazione aziendale complicata e molto rischiosa per non voler adempiere a quanto prescritto dall’Organo di Vigilanza». Salvo ripensamenti, quindi, lo scontro si trasferirà in assemblea dei soci. Per dare il via libera all’eventuale fusione, infatti, l’attuale consiglio di amministrazione (oltre a Gastaldo, il vicepresidente vicario Donato Pomaro, l’altro vice Giorgio Meneghini e i consiglieri Franco Cesaro, Vinicio Corsato, Gianpaolo Greggio, Leonardo Massaro, Felice Larosa e Serena Toffanin) deve passare al vaglio dell’assemblea dei soci. Dove si potrebbe consumare una battaglia all’ultimo voto.

Sulla levata di scudi dei dipendenti il presidente Gastaldo ha già avuto modo di parlare di contrarietà per partito preso alla luce del fatto che i dettagli della fusione sarebbero, sostiene, ancora da definire. «L’aggregazione vogliamo portarla a termine in tempi brevi» assicurava qualche settimana fa Gastaldo (che è anche vicepresidente vicario della Federazione Veneta) parlando in generale dell’utilità di una fusione per la Atestina. «La riteniamo l’unica strada possibile e lo pensiamo da anni. Vogliamo creare una startup del credito cooperativo e potrebbero essere coinvolte più banche. La banca non ha mai rischiato il commissariamento e stiamo già lavorando a una fusione della quale ne avevamo già parlato con i soci. La riteniamo utile da anni».

Sulla Prealpi, però, i dipendenti la pensano in modo diverso. «Le lavoratrici e i lavoratori dell’Atestina sono fortemente preoccupati per lo sviluppo del progetto, che non ha visto alcun loro coinvolgimento nemmeno tramite le rappresentanze sindacali. Un progetto fortemente temuto per le conseguenze che avrà sulla Banca e, in ultima istanza, sul personale».

Matteo Marian

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